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Immagini riprese da Simone Bolzoni |
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Austria
1999
Rechnitz,
Burgenland (al confine con l'Ungheria)
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In questa pagina sono contenute le immagini dell'eclisse riprese da Simone Bolzoni e, in fondo, un dettagliatissimo resoconto della spedizione.
Ottenute con telescopio Meade Schmidt-Cassegrain
20 cm f/10 - Pellicola Kodak Elite II 100 ISO
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45 minuti al II contatto; posa di 1/60"
con filtro in mylar.
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Posa di 1/30"; la corona interna: si notino
le deboli strutture ad arco al di sopra della protuberanza in basso a sinistra.
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Posa di 1/8"; l'aspetto estremamente ramificato
e filamentoso della media corona è evidente in questa immagine.
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Ingrandimento di due pose, di 1/500" e 1/1000", intorno al II ed al III contatto, in modo da evidenziare il progressivo spostamento della Luna. La protuberanza più alta supera i 100 mila km. |
Spettacolare ingrandimento, con elaborazione in falsi colori, delle protuberanze al III contatto. Per vedere l'immagine ad alta risoluzione, clicca sull'immagine. |
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Quasi mezz'ora dopo il III contatto; posa
di ¼" con filtro in mylar.
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Simone Bolzoni, Francesco Caracciolo, Federico Paradisi, Sonia Ghini, Sergio Paradisi, Michele Giavini, Noemi Miglierini, Franco e Luigi Comelli
E' la sera del 10 agosto, verso le 23 giungiamo
finalmente nella piccola cittadina di Rechnitz, un borgo di poche centinaia
di abitanti, a soli due chilometri dal quale si passa in Ungheria. Nel
campeggio dove Michele e Noemi hanno prenotato troviamo Franco e suo padre,
giunti là poche ore prima. Il cielo è sereno, seppur velato
da alcuni cirri, e aleggia un certo ottimismo, nonostante le traversie
che abbiamo incontrato prima di arrivare qui: code, incontri con vipere,
ben due problemi alla mia auto (acqua in ebollizione e freni), che ci hanno
fatto pensare in ambedue i casi a rinunciare. Per fortuna ora siamo arrivati
a destinazione, e l'unico problema può consistere nel tempo meteorologico.
Michele e Noemi, Franco e suo padre dormiranno
quindi nel campeggio. Noialtri pensiamo invece di passare la notte nella
mia auto, anche se essendo in cinque non staremo certo comodi. Il cielo
è molto bello, dunque nella tarda serata svolgiamo anche alcune
osservazioni binoculari, percorrendo una Via Lattea davvero invidiabile.
Siamo a circa 350 metri di quota, eppure il cielo è dei migliori,
anche se non regge il confronto con quello del Passo Pordoi, che avevamo
visionato la sera precedente. Ogni tanto passano le Perseidi: ne contiamo
una ventina in tutto, tra le quali uno splendido bolide che rischiara il
campo dove ci troviamo, e due simultanee molto più modeste. Verso
l'una entriamo in macchina fiduciosi, anche se in lontananza baluginano
i lampi di alcuni temporali.
La notte passa praticamente insonne: verso
le 3 ci accorgiamo purtroppo che le nubi sono giunte a velare, sempre più
pesantemente, la volta stellata che poco prima brillava felice sopra di
noi. Continuano i lampi, e dopo le 4 inizia a piovere, mentre il nostro
morale scende quasi a terra. Sono le 5.30 quando decidiamo di muoverci:
andremo prima a sentire Michele, poi cercheremo un bar per la colazione.
Al campeggio la pioggia ha trasformato
il prato in un acquitrino; Michele e Noemi non ne vogliono sapere di alzarsi,
così scendiamo un po' in paese. All'est, in Ungheria, le nuvole
sembrano più squarciate, e lasciano entrare qua e là i raggi
del Sole. Entriamo in un bar alle 6.30, e aspettiamo... Un primo squarcio
giunge da sud-ovest intorno alle 7: inizialmente assai limitato, invade
poi tutto il quadrante meridionale del cielo, restituendoci qualche speranza.
Mezz'ora dopo siamo di nuovo da Michele, e lo costringiamo quasi a forza
ad uscire dalla tenda; il Sole si fa finalmente vedere a Rechnitz, e anche
Franco si mostra ottimista.
Insieme ai massetani e a Francesco, vado
a cercare poi un sito per l'osservazione, presto trovato in un grande prato
sulla collina che sovrasta il paese. Non c'è nessuno, ma il cielo
si è di nuovo coperto e cade qualche goccia di pioggia. Tornando
di nuovo giù per spiegare agli altri dov'è il posto, li troviamo
già per la strada, dunque saliamo definitivamente al sito. Sono
le 8.30: il cielo è quasi completamente coperto, anche nella pianura
ungherese, che continua a perdita d'occhio in direzione sud-est.
Alle 9 arrivano altri piccoli squarci
da sud-ovest, come quello di due ore prima. Giungono gli altri e si cominciano
a montare i telescopi. Si spera di vedere l'eclisse, ma non ci si crede
più di tanto; e invece mezz'ora dopo, lo squarcio ha ragione di
gran parte delle nubi, diciamo almeno in tre quarti del cielo. Il Sole
si rende ben visibile solamente dopo le 10, consentendo l'allineamento
sommario degli strumenti. Il sito osservativo, poco prima assolutamente
deserto, si riempie di gente, venuta da diverse nazioni limitrofe; ci sono
anche altri italiani. Già a casa si erano stabiliti i compiti individuali
di ciascun componente del nostro gruppo; ora vengono confermati: vediamoli
in breve.
Io, Franco e Michele riprenderemo tutta
l'eclisse al fuoco diretto dei nostri telescopi maggiori, quindi con focali
rispettivamente di 2000, 1000 e 720 millimetri; Sonia riprenderà
la totalità con un mio teleobiettivo da 210 mm., Francesco con un
50 mm.; il padre di Franco filmerà l'evento con una telecamera,
mentre Federico avrà il compito di fotografare i momenti peculiari
dell'osservazione, con noi accanto agli strumenti. Sergio dirigerà
i rimanenti telescopi per le osservazioni visuali, mentre Noemi si occuperà
semplicemente delle impressioni visive date dal magico momento in cui sarà
buio. All'istante del I° contatto tutto è pronto: dovremo essere
essenziali e precisi.
Alle 11.23 è previsto il I°
contatto, che si rivela in sensibile ritardo rispetto al tempo previsto
per Oberwart; anzi, anche il II° ed il III° mostreranno notevoli
divari, di molti secondi in più. Del resto ci troviamo più
ad est, quindi era prevedibile. Si scatta ogni tanto qualche foto alla
parzialità con i filtri in mylar, e ci si sussegue ai telescopi
dove opera Sergio per osservare la sparizione delle macchie solari dietro
alla Luna, macchie che sono piuttosto poche rispetto alle previsioni della
vigilia, concentrate in due gruppi, uno dei quali comunque spettacolare.
Ci si scambiano anche i vari occhiali, visori e filtri fatti in casa, per
vedere la parzialità un po' di tutti i colori. Alcuni uccelli rapaci
sorvolano il campo, in particolare i boschi a nord-ovest del sito, costituendo
un ulteriore spettacolo per gli amanti del mondo animale.
A mezzogiorno qualcuno avverte già
un minimo oscuramento dell'ambiente che ci circonda, comunque ancora incerto.
Quello che ci preoccupa è che sta giungendo da ovest una marea di
cirrocumuli, mentre a nord-est cresce a vista d'occhio un cumulo piuttosto
grande. Se quest'ultimo sembra dirigersi verso altezze inferiori a quella
dove si trova il Sole, è praticamente certo che i cirrocumuli copriranno
la nostra stella tra breve, in quanto dirigono proprio verso sud-est. Tutto
questo è ciò che accade pochi minuti dopo: per fortuna sono
piuttosto leggeri ed il Sole resta ben visibile, ma così sarà
pregiudicata la percezione della corona esterna!
I tempi di posa vengono allungati per
far fronte alla presenza delle nubi. In lontananza, i pochi cumuli che
si sviluppano sulla pianura ungherese, prendono toni di colore perlacei,
a causa del fatto che la parzialità è ormai in fase avanzata.
In particolare i contorni più alti delle nuvole rimangono bianchi,
mentre le parti sottostanti, solitamente ancora candide, divengono via
via più grigie. Più in basso scintillano, disseminati proprio
nella pianura, i parabrezza di migliaia di automobili, di gente accorsa
in quest'angolo di Europa per osservare il fantastico fenomeno.
Alle 12.30 mi tocca sovraesporre le foto
di tre stop per ovviare al fastidio delle nubi. Manca un quarto d'ora alla
totalità, e sembra proprio che sarà molto difficile vedere
la corona, se non nelle parti più brillanti ed interne. Tutti noi
assistiamo all'eclisse in modo sempre più nervoso, cercando di prepararci
al meglio a sfruttare quei 2 minuti e 21 secondi: sarà importante
scattare alcune foto, ma sarà ancora più importante guardare
visualmente, percepire tutte quelle sensazioni che rendono un'eclisse evento
indimenticabile nel ricordo personale di ognuno.
L'oscuramento diventa sempre più
evidente. Alle 12.40 scatto l'ultima foto alla parzialità, poi mi
preparo alla fase totale disponendo vicino a me il binocolo 7x50, ed invitando
Sergio a mantenere centrato il Sole nell'altro telescopio, in modo da consentire
a tutti una breve osservazione ai 28 ingrandimenti ivi montati. La presenza
delle nuvole mi induce a dire a Sonia che non sarà necessario fotografare
con il teleobiettivo, perché così non riusciremmo a percepire
la corona nella sua completa estensione. Continuo a scambiarmi impressioni
sui tempi di posa da usare con Michele e Franco. Qualcuno avverte invece
che i rapaci si sono posati: non si vedranno più neanche dopo.
Sono le 12.43. Ad ovest è spaventosamente
buio: l'ombra tra poco ci travolgerà. Le nuvole leggere che ancora
stazionano davanti al Sole ci impediscono di percepire le ombre volanti.
Al di là delle continue urla del nostro gruppo, si sente gridare
qualcuno anche tra le circa duecento persone accorse sul sito. Mi ripasso
mentalmente le operazioni da seguire: è la mia prima totalità!
Il buio avanza ancora, in maniera impressionante, e alla fine ci casca
quasi addosso con veemenza; il mondo stesso sembra cascarci addosso, la
natura si chiude in una solenne, dolce amarezza.
Circa 20 secondi prima dell'istante previsto
per la totalità tolgo il filtro, sbadatamente metto l'occhio al
mirino della fotocamera, cogliendo l'ultima esile falce di luce solare
che svanisce velocemente, con alcune protuberanze già riconoscibili;
ma i tempi sono in ritardo, ed invece delle tre foto previste ai grani
di Baily, faccio in tempo a scattarne ben sette. Per la verità,
il bordo lunare non frammenta particolarmente l'ultima falce di fotosfera,
e l'unico vistoso grano di Baily è l'ultimo, che produce anche l'effetto
dell'anello di diamante. Non appena anche questo sparisce, l'effetto "grani"
si produce pure sulla cromosfera.
Non mi fermo, e scatto un fuoco di fila
di undici pose, in scalata dai tempi minimi consentiti dalla fotocamera,
sino ad un secondo, temendo un po' per le possibili vibrazioni. Sto lavorando
freneticamente al fuoco del telescopio, e mi rendo conto che mi serve molto
sangue freddo per compiere le operazioni che mi ero preparato da lungo
tempo a casa: non è come allora, ed è difficilissimo essere
efficaci. Non si può. Speriamo almeno di non incappare in errori
grossolani, da novizio.
Agguanto poi il binocolo 7x50 e mi precipito
su una coperta stesa appositamente sul prato, allo scopo di osservare al
meglio la corona: soltanto ora mi accorgo che le nubi si sono squarciate
improvvisamente, ed il cielo è limpido intorno al Sole in un raggio
di 3°, seppur con qualche nuvoletta residua: le foto di Sonia, con
il teleobiettivo, sarebbero state spettacolari! E' l'unico pentimento che
mi sarei ritrovato, ad eclisse avvenuta. La corona stessa è piuttosto
rotonda e regolare nella disposizione dei filamenti; ce ne sono diversi
grandi un po' in tutte le direzioni, intervallati a volte da modesti buchi
coronali e da raggi più sottili. Le nuvolette rimaste, come avrebbe
affermato poi Francesco, hanno avuto l'effetto di rendere la corona molto
mutevole, quasi "in movimento", e di accrescere quindi la spettacolarità
del tutto.
L'emozione è fortissima: è
ora di pranzo, eppure il cielo è buio, intorno a me si muove freneticamente
una gran folla di persone, e mi accorgo che ciò che sto provando
io
è solo parte di una sorta di estasi collettiva. C'è chi riesce
a contenerla, o meglio: riesce a non mostrarla, ma nessuna di queste persone
sta rimanendo indifferente, me ne rendo conto. Mi stupisco invece di come
io stesso riesca a controllarmi abbastanza bene, nonostante quel panorama
celestiale cerchi continuamente di rapirmi, cerchi di indurmi a rinunciare
alle foto che mi ero programmato per dare la precedenza alla pura contemplazione.
La tentazione è forte...
Mi precipito invece al telescopio dove
agisce Sergio: ai 28x ho modo di vedere lo spettacolo astronomico più
meraviglioso di cui mi possa ricordare, superiore anche alle grandi comete
Hyakutake e Hale-Bopp. Numerose splendide protuberanze si elevano dal nero
bordo della Luna, almeno sette o otto; una di esse è così
elevata e così sottile, da far sembrare la sua sommità nettamente
staccata dal Sole: una volta a casa avremmo misurato per lei un'altezza
di oltre centomila chilometri; un'altra spicca per la sua forma a doppio
arco, seppur molto tozzo. La corona, opalescente, è suddivisa in
numerosissimi raggi sottili, come dei capelli d'argento; la sua luminosità
non scema tanto rapidamente dall'interno verso l'esterno, come le foto
ogni volta tendono a mostrare, ma è molto più uniforme, e
lascia apprezzare meglio i numerosi dettagli con un semplice colpo d'occhio.
Sento di avere sotto gli occhi l'inferno dantesco.
Staccandomi a malincuore dal telescopio,
urlo agli altri di venire a vedere, poi alzo gli occhi verso l'alto: il
Sole è libero dalle nuvole, inaureolato d'argento e scintillante
qua e là del rosso delle protuberanze. Fa anche un po' freddo, perché
si è messo a soffiare il vento; anche il calo della temperatura
è stato vistoso nell'ultimo quarto d'ora, però non saprei
quantificarlo con precisione. Venere sfavilla, anche se le nubi residue
ed il poco tempo a disposizione mi impediscono di cercare Mercurio e le
altre stelle: Francesco, meno impegnato nelle pose fotografiche, lo ha
fatto, ma non è riuscito a vedere nient'altro. Il cielo è
di un meraviglioso blu scuro, ma verso l'orizzonte, dove non ci sono nubi,
si tinge di tutti i colori che si possano concepire, dall'arancio-rosato
al giallo-verdastro.
Mi ricordo, appunto, che non avanza troppo
tempo: torno alla fotocamera e scatto una scalata di tre foto in uscita,
con tempi brevi. La protuberanza a doppio arco, vista ora nel mirino, è
ancora più evidente, grazie al percettibile spostamento della Luna,
insieme a numerose altre prima nascoste. Esattamente sotto ad essa compare
all'improvviso un bagliore, un magnifico anello di diamante che si allarga
veloce; gli scatti non si sono mai fermati, ma ora tocca staccare gli occhi,
ed alzarli al cielo: la luce poderosa che all'improvviso c'investe sembra
possedere materialità, sembra colpirci come una sciabolata di bianco,
sembra poter sfregiare i nostri volti, come ha già fatto con i nostri
cuori, in modo indelebile.
L'ombra poi ci abbandona, e ricopre la
pianura ungherese spostandosi a vista d'occhio sopra le poche nuvole anche
là rimaste. Tutti noi ci abbandoniamo a grida ed applausi, sfogando
straordinari momenti di emozione incomparabile; i numerosi astrofili austriaci
presenti si accontentano invece di parlottare tra di loro: noi italiani
siamo indubbiamente i più chiassosi. Lo spettacolo è finito.
Le nubi si chiudono un po', poi si allargano di nuovo, consentendoci altre
due foto alle fasi parziali in uscita, ma poi nient'altro, nemmeno la percezione
della falce ad occhio nudo sopra di esse. Lentamente smontiamo; Franco
sarebbe rimasto più di noi, ma non avrebbe concluso molto di più.
Sonia mi racconta, ripensando alle traversie
continue di questo viaggio, che sarebbe valsa la pena di venire a Rechnitz
anche solamente per l'eclisse, con un viaggio di quasi duemila chilometri,
anche senza visitare le Dolomiti, Vienna e Venezia, come da programma.
"Mi sono davvero emozionata! Non avrei mai pensato che venisse così
buio, che questo fenomeno potesse scuotermi così tanto. Quasi tremavo!"
E dopo mangiato, noi cinque verso Vienna.
Nell'autostrada che da Graz dirige a nord, verso la capitale, si riversano
fiumi di auto. Siamo in coda, un lentissimo ingorgo, e ci investe anche
una grandinata! Ma abbiamo avuto fortuna, bisogna ammetterlo, e ne siamo
felici...
Giulia Galeotti, Alessandro Biagini, Chiara Filippini, Ugo Nieri
Dopo una notte passata trascinandoci per
le strade di Reims, arriva mattina e un freddo penetrante. Noi non perdiamo
di vista neppure un attimo il cielo, che però non è intenzionato
a schiarirsi. Passano le ore, e la situazione non cambia; siamo delusi,
il sonno si fa sentire. Improvvisamente la piazza si riempie di gente,
le speranze si sommano, e incomincia ad intravedersi qualche squarcio di
cielo. L'emozione sale, sentiamo che non è stato tutto inutile,
che qualcosa sta cambiando. Poi il primo contatto, adesso l'euforia è
generale.
Stupendo! E' incominciato uno spettacolo
incredibile, ancora più emozionante per quel senso di attesa e suspense
dato dai nuvoloni che si aprono, ogni tanto, all'improvviso.
Poi il cielo prende ad oscurarsi ulteriormente,
mentre noi seguiamo la falce del Sole che diventa sempre più esile,
fino a scomparire. Si è levato il vento, appare anche Venere. All'improvviso
la totalità: vedo per un minuto la corona con la sua luce perlacea
e le protuberanze! Accanto si staglia la cattedrale: pochi secondi, ma
indimenticabili. Io e Alessandro abbiamo i brividi, siamo emozionati e
commossi...