SPECIALE SOLE NERO

Immagini riprese da Simone Bolzoni

Austria 1999
Rechnitz, Burgenland (al confine con l'Ungheria)

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In questa pagina sono contenute le immagini dell'eclisse riprese da Simone Bolzoni e, in fondo, un dettagliatissimo resoconto della spedizione.

Ottenute con telescopio Meade Schmidt-Cassegrain 20 cm f/10 - Pellicola Kodak Elite II 100 ISO


L'ingresso della Luna
45 minuti al II contatto; posa di 1/60" con filtro in mylar.

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La Totalità
Posa di 1/1000" a circa 7" dal II contatto ; l'effetto visibile è quello dell'anello di diamante, dato dagli ultimi grani di Baily a sparire dietro la Luna.

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Posa di 1/500" a circa 2" dal II contatto; l'ultimo grano di Baily si sta per spegnere, ma anche la cromosfera sarà poi frammentata in numerosi "grani"; la totalità ha inizio.

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Posa di 1/30"; la corona interna: si notino le deboli strutture ad arco al di sopra della protuberanza in basso a sinistra.

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Posa di 1/8"; l'aspetto estremamente ramificato e filamentoso della media corona è evidente in questa immagine.

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Somma, in falsi colori, di tre immagini con pose di 1/500", 1/30" e 1/8"; è possibile in questo modo la ricerca di collegamenti tra strutture di brillantezza molto differente, ad esempio tra le protuberanze e la corona esterna.

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Ingrandimento di due pose, di 1/500" e 1/1000", intorno al II ed al III contatto, in modo da evidenziare il progressivo spostamento della Luna. La protuberanza più alta supera i 100 mila km.

Spettacolare ingrandimento, con elaborazione in falsi colori, delle protuberanze al III contatto.

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Ingrandimento delle protuberanze e dei grani di Baily al II contatto; posa di 1/500": si notino, appena a destra dei grani, alcune brillanti strutture coronali, in azzurro.

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Ingrandimento delle numerose protuberanze visibili prima del III contatto; posa di 1/1000": la protuberanza ad arco sulla sinistra era così brillante da risultare sovraesposta.

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Posa di 1/1000" nell'istante del III contatto; è stata sicuramente l'eclisse con il maggior spettacolo di protuberanze dell'ultimo decennio.

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Posa di 1/1000" circa 5" dopo il III contatto; alcuni grani di Baily di grandi dimensioni si accendono repentinamente: la totalità è conclusa.

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L'uscita della Luna
Quasi mezz'ora dopo il III contatto; posa di ¼" con filtro in mylar.

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Diario di Bordo...
11 agosto 1999, Rechnitz (Austria)

Simone Bolzoni, Francesco Caracciolo, Federico Paradisi, Sonia Ghini, Sergio Paradisi, Michele Giavini, Noemi Miglierini, Franco e Luigi Comelli

E' la sera del 10 agosto, verso le 23 giungiamo finalmente nella piccola cittadina di Rechnitz, un borgo di poche centinaia di abitanti, a soli due chilometri dal quale si passa in Ungheria. Nel campeggio dove Michele e Noemi hanno prenotato troviamo Franco e suo padre, giunti là poche ore prima. Il cielo è sereno, seppur velato da alcuni cirri, e aleggia un certo ottimismo, nonostante le traversie che abbiamo incontrato prima di arrivare qui: code, incontri con vipere, ben due problemi alla mia auto (acqua in ebollizione e freni), che ci hanno fatto pensare in ambedue i casi a rinunciare. Per fortuna ora siamo arrivati a destinazione, e l'unico problema può consistere nel tempo meteorologico.
Michele e Noemi, Franco e suo padre dormiranno quindi nel campeggio. Noialtri pensiamo invece di passare la notte nella mia auto, anche se essendo in cinque non staremo certo comodi. Il cielo è molto bello, dunque nella tarda serata svolgiamo anche alcune osservazioni binoculari, percorrendo una Via Lattea davvero invidiabile. Siamo a circa 350 metri di quota, eppure il cielo è dei migliori, anche se non regge il confronto con quello del Passo Pordoi, che avevamo visionato la sera precedente. Ogni tanto passano le Perseidi: ne contiamo una ventina in tutto, tra le quali uno splendido bolide che rischiara il campo dove ci troviamo, e due simultanee molto più modeste. Verso l'una entriamo in macchina fiduciosi, anche se in lontananza baluginano i lampi di alcuni temporali.
La notte passa praticamente insonne: verso le 3 ci accorgiamo purtroppo che le nubi sono giunte a velare, sempre più pesantemente, la volta stellata che poco prima brillava felice sopra di noi. Continuano i lampi, e dopo le 4 inizia a piovere, mentre il nostro morale scende quasi a terra. Sono le 5.30 quando decidiamo di muoverci: andremo prima a sentire Michele, poi cercheremo un bar per la colazione.
Al campeggio la pioggia ha trasformato il prato in un acquitrino; Michele e Noemi non ne vogliono sapere di alzarsi, così scendiamo un po' in paese. All'est, in Ungheria, le nuvole sembrano più squarciate, e lasciano entrare qua e là i raggi del Sole. Entriamo in un bar alle 6.30, e aspettiamo... Un primo squarcio giunge da sud-ovest intorno alle 7: inizialmente assai limitato, invade poi tutto il quadrante meridionale del cielo, restituendoci qualche speranza. Mezz'ora dopo siamo di nuovo da Michele, e lo costringiamo quasi a forza ad uscire dalla tenda; il Sole si fa finalmente vedere a Rechnitz, e anche Franco si mostra ottimista.
Insieme ai massetani e a Francesco, vado a cercare poi un sito per l'osservazione, presto trovato in un grande prato sulla collina che sovrasta il paese. Non c'è nessuno, ma il cielo si è di nuovo coperto e cade qualche goccia di pioggia. Tornando di nuovo giù per spiegare agli altri dov'è il posto, li troviamo già per la strada, dunque saliamo definitivamente al sito. Sono le 8.30: il cielo è quasi completamente coperto, anche nella pianura ungherese, che continua a perdita d'occhio in direzione sud-est.
Alle 9 arrivano altri piccoli squarci da sud-ovest, come quello di due ore prima. Giungono gli altri e si cominciano a montare i telescopi. Si spera di vedere l'eclisse, ma non ci si crede più di tanto; e invece mezz'ora dopo, lo squarcio ha ragione di gran parte delle nubi, diciamo almeno in tre quarti del cielo. Il Sole si rende ben visibile solamente dopo le 10, consentendo l'allineamento sommario degli strumenti. Il sito osservativo, poco prima assolutamente deserto, si riempie di gente, venuta da diverse nazioni limitrofe; ci sono anche altri italiani. Già a casa si erano stabiliti i compiti individuali di ciascun componente del nostro gruppo; ora vengono confermati: vediamoli in breve.
Io, Franco e Michele riprenderemo tutta l'eclisse al fuoco diretto dei nostri telescopi maggiori, quindi con focali rispettivamente di 2000, 1000 e 720 millimetri; Sonia riprenderà la totalità con un mio teleobiettivo da 210 mm., Francesco con un 50 mm.; il padre di Franco filmerà l'evento con una telecamera, mentre Federico avrà il compito di fotografare i momenti peculiari dell'osservazione, con noi accanto agli strumenti. Sergio dirigerà i rimanenti telescopi per le osservazioni visuali, mentre Noemi si occuperà semplicemente delle impressioni visive date dal magico momento in cui sarà buio. All'istante del I° contatto tutto è pronto: dovremo essere essenziali e precisi.
Alle 11.23 è previsto il I° contatto, che si rivela in sensibile ritardo rispetto al tempo previsto per Oberwart; anzi, anche il II° ed il III° mostreranno notevoli divari, di molti secondi in più. Del resto ci troviamo più ad est, quindi era prevedibile. Si scatta ogni tanto qualche foto alla parzialità con i filtri in mylar, e ci si sussegue ai telescopi dove opera Sergio per osservare la sparizione delle macchie solari dietro alla Luna, macchie che sono piuttosto poche rispetto alle previsioni della vigilia, concentrate in due gruppi, uno dei quali comunque spettacolare. Ci si scambiano anche i vari occhiali, visori e filtri fatti in casa, per vedere la parzialità un po' di tutti i colori. Alcuni uccelli rapaci sorvolano il campo, in particolare i boschi a nord-ovest del sito, costituendo un ulteriore spettacolo per gli amanti del mondo animale.
A mezzogiorno qualcuno avverte già un minimo oscuramento dell'ambiente che ci circonda, comunque ancora incerto. Quello che ci preoccupa è che sta giungendo da ovest una marea di cirrocumuli, mentre a nord-est cresce a vista d'occhio un cumulo piuttosto grande. Se quest'ultimo sembra dirigersi verso altezze inferiori a quella dove si trova il Sole, è praticamente certo che i cirrocumuli copriranno la nostra stella tra breve, in quanto dirigono proprio verso sud-est. Tutto questo è ciò che accade pochi minuti dopo: per fortuna sono piuttosto leggeri ed il Sole resta ben visibile, ma così sarà pregiudicata la percezione della corona esterna!
I tempi di posa vengono allungati per far fronte alla presenza delle nubi. In lontananza, i pochi cumuli che si sviluppano sulla pianura ungherese, prendono toni di colore perlacei, a causa del fatto che la parzialità è ormai in fase avanzata. In particolare i contorni più alti delle nuvole rimangono bianchi, mentre le parti sottostanti, solitamente ancora candide, divengono via via più grigie. Più in basso scintillano, disseminati proprio nella pianura, i parabrezza di migliaia di automobili, di gente accorsa in quest'angolo di Europa per osservare il fantastico fenomeno.
Alle 12.30 mi tocca sovraesporre le foto di tre stop per ovviare al fastidio delle nubi. Manca un quarto d'ora alla totalità, e sembra proprio che sarà molto difficile vedere la corona, se non nelle parti più brillanti ed interne. Tutti noi assistiamo all'eclisse in modo sempre più nervoso, cercando di prepararci al meglio a sfruttare quei 2 minuti e 21 secondi: sarà importante scattare alcune foto, ma sarà ancora più importante guardare visualmente, percepire tutte quelle sensazioni che rendono un'eclisse evento indimenticabile nel ricordo personale di ognuno.
L'oscuramento diventa sempre più evidente. Alle 12.40 scatto l'ultima foto alla parzialità, poi mi preparo alla fase totale disponendo vicino a me il binocolo 7x50, ed invitando Sergio a mantenere centrato il Sole nell'altro telescopio, in modo da consentire a tutti una breve osservazione ai 28 ingrandimenti ivi montati. La presenza delle nuvole mi induce a dire a Sonia che non sarà necessario fotografare con il teleobiettivo, perché così non riusciremmo a percepire la corona nella sua completa estensione. Continuo a scambiarmi impressioni sui tempi di posa da usare con Michele e Franco. Qualcuno avverte invece che i rapaci si sono posati: non si vedranno più neanche dopo.
Sono le 12.43. Ad ovest è spaventosamente buio: l'ombra tra poco ci travolgerà. Le nuvole leggere che ancora stazionano davanti al Sole ci impediscono di percepire le ombre volanti. Al di là delle continue urla del nostro gruppo, si sente gridare qualcuno anche tra le circa duecento persone accorse sul sito. Mi ripasso mentalmente le operazioni da seguire: è la mia prima totalità! Il buio avanza ancora, in maniera impressionante, e alla fine ci casca quasi addosso con veemenza; il mondo stesso sembra cascarci addosso, la natura si chiude in una solenne, dolce amarezza.
Circa 20 secondi prima dell'istante previsto per la totalità tolgo il filtro, sbadatamente metto l'occhio al mirino della fotocamera, cogliendo l'ultima esile falce di luce solare che svanisce velocemente, con alcune protuberanze già riconoscibili; ma i tempi sono in ritardo, ed invece delle tre foto previste ai grani di Baily, faccio in tempo a scattarne ben sette. Per la verità, il bordo lunare non frammenta particolarmente l'ultima falce di fotosfera, e l'unico vistoso grano di Baily è l'ultimo, che produce anche l'effetto dell'anello di diamante. Non appena anche questo sparisce, l'effetto "grani" si produce pure sulla cromosfera.
Non mi fermo, e scatto un fuoco di fila di undici pose, in scalata dai tempi minimi consentiti dalla fotocamera, sino ad un secondo, temendo un po' per le possibili vibrazioni. Sto lavorando freneticamente al fuoco del telescopio, e mi rendo conto che mi serve molto sangue freddo per compiere le operazioni che mi ero preparato da lungo tempo a casa: non è come allora, ed è difficilissimo essere efficaci. Non si può. Speriamo almeno di non incappare in errori grossolani, da novizio.
Agguanto poi il binocolo 7x50 e mi precipito su una coperta stesa appositamente sul prato, allo scopo di osservare al meglio la corona: soltanto ora mi accorgo che le nubi si sono squarciate improvvisamente, ed il cielo è limpido intorno al Sole in un raggio di 3°, seppur con qualche nuvoletta residua: le foto di Sonia, con il teleobiettivo, sarebbero state spettacolari! E' l'unico pentimento che mi sarei ritrovato, ad eclisse avvenuta. La corona stessa è piuttosto rotonda e regolare nella disposizione dei filamenti; ce ne sono diversi grandi un po' in tutte le direzioni, intervallati a volte da modesti buchi coronali e da raggi più sottili. Le nuvolette rimaste, come avrebbe affermato poi Francesco, hanno avuto l'effetto di rendere la corona molto mutevole, quasi "in movimento", e di accrescere quindi la spettacolarità del tutto.
L'emozione è fortissima: è ora di pranzo, eppure il cielo è buio, intorno a me si muove freneticamente una gran folla di persone, e mi accorgo che ciò che sto provando io è solo parte di una sorta di estasi collettiva. C'è chi riesce a contenerla, o meglio: riesce a non mostrarla, ma nessuna di queste persone sta rimanendo indifferente, me ne rendo conto. Mi stupisco invece di come io stesso riesca a controllarmi abbastanza bene, nonostante quel panorama celestiale cerchi continuamente di rapirmi, cerchi di indurmi a rinunciare alle foto che mi ero programmato per dare la precedenza alla pura contemplazione. La tentazione è forte...
Mi precipito invece al telescopio dove agisce Sergio: ai 28x ho modo di vedere lo spettacolo astronomico più meraviglioso di cui mi possa ricordare, superiore anche alle grandi comete Hyakutake e Hale-Bopp. Numerose splendide protuberanze si elevano dal nero bordo della Luna, almeno sette o otto; una di esse è così elevata e così sottile, da far sembrare la sua sommità nettamente staccata dal Sole: una volta a casa avremmo misurato per lei un'altezza di oltre centomila chilometri; un'altra spicca per la sua forma a doppio arco, seppur molto tozzo. La corona, opalescente, è suddivisa in numerosissimi raggi sottili, come dei capelli d'argento; la sua luminosità non scema tanto rapidamente dall'interno verso l'esterno, come le foto ogni volta tendono a mostrare, ma è molto più uniforme, e lascia apprezzare meglio i numerosi dettagli con un semplice colpo d'occhio. Sento di avere sotto gli occhi l'inferno dantesco.
Staccandomi a malincuore dal telescopio, urlo agli altri di venire a vedere, poi alzo gli occhi verso l'alto: il Sole è libero dalle nuvole, inaureolato d'argento e scintillante qua e là del rosso delle protuberanze. Fa anche un po' freddo, perché si è messo a soffiare il vento; anche il calo della temperatura è stato vistoso nell'ultimo quarto d'ora, però non saprei quantificarlo con precisione. Venere sfavilla, anche se le nubi residue ed il poco tempo a disposizione mi impediscono di cercare Mercurio e le altre stelle: Francesco, meno impegnato nelle pose fotografiche, lo ha fatto, ma non è riuscito a vedere nient'altro. Il cielo è di un meraviglioso blu scuro, ma verso l'orizzonte, dove non ci sono nubi, si tinge di tutti i colori che si possano concepire, dall'arancio-rosato al giallo-verdastro.
Mi ricordo, appunto, che non avanza troppo tempo: torno alla fotocamera e scatto una scalata di tre foto in uscita, con tempi brevi. La protuberanza a doppio arco, vista ora nel mirino, è ancora più evidente, grazie al percettibile spostamento della Luna, insieme a numerose altre prima nascoste. Esattamente sotto ad essa compare all'improvviso un bagliore, un magnifico anello di diamante che si allarga veloce; gli scatti non si sono mai fermati, ma ora tocca staccare gli occhi, ed alzarli al cielo: la luce poderosa che all'improvviso c'investe sembra possedere materialità, sembra colpirci come una sciabolata di bianco, sembra poter sfregiare i nostri volti, come ha già fatto con i nostri cuori, in modo indelebile.
L'ombra poi ci abbandona, e ricopre la pianura ungherese spostandosi a vista d'occhio sopra le poche nuvole anche là rimaste. Tutti noi ci abbandoniamo a grida ed applausi, sfogando straordinari momenti di emozione incomparabile; i numerosi astrofili austriaci presenti si accontentano invece di parlottare tra di loro: noi italiani siamo indubbiamente i più chiassosi. Lo spettacolo è finito. Le nubi si chiudono un po', poi si allargano di nuovo, consentendoci altre due foto alle fasi parziali in uscita, ma poi nient'altro, nemmeno la percezione della falce ad occhio nudo sopra di esse. Lentamente smontiamo; Franco sarebbe rimasto più di noi, ma non avrebbe concluso molto di più.
Sonia mi racconta, ripensando alle traversie continue di questo viaggio, che sarebbe valsa la pena di venire a Rechnitz anche solamente per l'eclisse, con un viaggio di quasi duemila chilometri, anche senza visitare le Dolomiti, Vienna e Venezia, come da programma. "Mi sono davvero emozionata! Non avrei mai pensato che venisse così buio, che questo fenomeno potesse scuotermi così tanto. Quasi tremavo!"
E dopo mangiato, noi cinque verso Vienna. Nell'autostrada che da Graz dirige a nord, verso la capitale, si riversano fiumi di auto. Siamo in coda, un lentissimo ingorgo, e ci investe anche una grandinata! Ma abbiamo avuto fortuna, bisogna ammetterlo, e ne siamo felici...


LETTERA DA REIMS
11 agosto 1999, Reims (Francia)

Giulia Galeotti, Alessandro Biagini, Chiara Filippini, Ugo Nieri

Dopo una notte passata trascinandoci per le strade di Reims, arriva mattina e un freddo penetrante. Noi non perdiamo di vista neppure un attimo il cielo, che però non è intenzionato a schiarirsi. Passano le ore, e la situazione non cambia; siamo delusi, il sonno si fa sentire. Improvvisamente la piazza si riempie di gente, le speranze si sommano, e incomincia ad intravedersi qualche squarcio di cielo. L'emozione sale, sentiamo che non è stato tutto inutile, che qualcosa sta cambiando. Poi il primo contatto, adesso l'euforia è generale.
Stupendo! E' incominciato uno spettacolo incredibile, ancora più emozionante per quel senso di attesa e suspense dato dai nuvoloni che si aprono, ogni tanto, all'improvviso.
Poi il cielo prende ad oscurarsi ulteriormente, mentre noi seguiamo la falce del Sole che diventa sempre più esile, fino a scomparire. Si è levato il vento, appare anche Venere. All'improvviso la totalità: vedo per un minuto la corona con la sua luce perlacea e le protuberanze! Accanto si staglia la cattedrale: pochi secondi, ma indimenticabili. Io e Alessandro abbiamo i brividi, siamo emozionati e commossi...
 


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