LE OSSERVAZIONI SCIENTIFICHE

di Cesare Guaita


Un’eclisse anulare di Sole non ha l’importanza scientifica di un’eclisse totale, per il semplice fatto che, nel momento del massimo, l’anello residuo di disco solare impedisce la visibilità della corona solare e della rossa cromosfera con annesse protuberanze.

Ciononostante, durante la spedizione in Spagna del Gruppo Astronomico Tradatese (GAT) non sono mancate osservazioni davvero molto interessanti. La spedizione era suddivisa in quattro gruppi, che si sono distribuiti sulla parte più meridionale della fascia di totalità, da Cumbre del Sol, sul mare presso Cape de la Neo, fino a Manuel, situato nell’ entroterra.
Va premesso che il 3 ottobre il Sole, pur essendo, completamente sgombro da macchie, era tutt’altro che “tranquillo”; infatti, le immagini riprese in H-alfa (regalateci dal Coronado di uno dei partecipanti, Pippo Walter, aggregatosi al GAT da Roma) mostravano numerose e vistose protuberanze sul bordo meridionale, in posizione molto prossima al terzo contatto (ossia al momento della fine dell’anularità).
Inoltre, il bordo lunare, quasi liscio al secondo contatto (ossia all’inizio della anularità) presentava proprio al terzo contatto le maggiori irregolarità. Questo spiega perché, sorprendentemente, le immagini del terzo contatto riprese con la telecamera (da Lorenzo Comolli al Cumbre del Sol e da Giuseppe Merlino con Anna Guaita a Manuel), oppure con una camera digitale in afocale su immagini fortemente ingrandite (da Paolo Ostinelli), oppure ancora combinando l’osservazione visuale con quella fotografica a brevissima posa (da Roberto Crippa con Giuseppe Macalli e Antonio Paganoni) hanno mostrato una spettacolare serie di granuli chiari al confine tra bordo lunare e bordo solare.
In più, in occasione del terzo contatto, le osservazioni visuali con filtro poco denso, ed alcune immagini senza filtro di R. Crippa, hanno evidenziato il rosso della cromosfera con le protuberanze. C’è proprio da dire che, se l’eclisse fosse stata non anulare ma totale in senso stretto, lo spettacolo delle protuberanze sarebbe stato fantastico.
Molto interessanti sono stati i rilievi meteorologici, cui Piermario Ardizio si dedica ormai da sei eclissi, anche perché era la prima volta che veniva tenuta sotto controllo una eclisse anulare. Com’era logico aspettarsi, la luminosità (misurata come corrente emessa da un pannello solare appositamente tarato) non è scesa di molto, al massimo del 30% (la stessa differenza tra un giorno di sole e un giorno di pioggia).
La cosa che, però, ci ha maggiormente sorpreso è stato il calo di temperatura in piena anularità: faceva veramente freddo, come mai provammo nelle sei altre eclissi che avevamo seguito in precedenza. È vero che c’è stato un netto abbassamento della temperatura ambientale (3-4°C in ombra, secondo le misure effettuate da Ardizio con una termocoppia dedicata, e quasi 6°C in misure effettuate al Sole da Anna Guaita con un termometro digitale). Questo non basta, però, a giustificare i brividi che sentivamo su braccia e viso.
È plausibile che al calo di temperatura si sia sovrapposto un leggero “vento di eclisse”, ma, soprattutto, un aumento davvero anomalo dell’umidità ambientale, che è passata dal 48 al 68% in piena anularità, provocando qualcosa di simile a un effetto rugiada. Da dove provenisse questo eccesso di umidità è presto detto: si trattava di vapore che di primo autunno si alza sempre dal mare di giorno e che condensa in nubi all’alba, sull’orizzonte di levante.
Fortunatamente, lunedì 3 ottobre verso le 9.30, l’ancora caldo sole spagnolo è riuscito a sciogliere completamente queste nuvole, trasformandole in umidità ambientale; poi, nel cielo completamente terso dell’ eclisse, l’abbassamento di temperatura deve aver prodotto una deposizione anomala dell’ umidità presente.
Proprio l’estrema pulizia del cielo ha permesso a Maria e Roberto Crippa di ottenere forse la più bella sequenza dell’intera eclisse in un solo fotogramma della loro lunga carriera di cacciatori di eclissi.





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