ECLISSE PARZIALE SI,
MA NON NEI RISULTATI


di Piermario Ardizio e Barbara Boselli


Capita a volte di dover rinunciare a qualche cosa anche ad un astrofilo, se si tratta di uno dei più affascinanti spettacoli della natura certamente dispiace, ma è anche vero che a volte ci si può accontentare, soprattutto se dove vi trovate sarà comunque visibile la fase parziale. L’ottimismo è una buona cosa ma da solo non basta, bisogna organizzare le idee e le persone al fine di rapire alla parzialità qualcuno dei suoi segreti, ma come fare, come sfruttare l’evento?

La prima e la più semplice delle idee è naturalmente continuare con gli esperimenti che si fanno in totalità, che nel nostro caso riguardano la dinamica atmosferica. Per il rilevamento dei parametri atmosferici interessati niente di meglio di una centralina meteorologica, per altro già in dotazione all’osservatorio di casa, collegata ad un PC che registra i dati atmosferici in modo automatico. Essendo l’eclisse parziale al 49% ci concentriamo su temperatura ed umidità, gli unici a nostro avviso in grado di produrre variazioni significative durante la parzialità.

Un’altra idea coltivata da molto tempo era di sperimentare durante un’eclisse, l’influenza del cono d’ombra sulla ionosfera terrestre, monitorando la propagazione in onde corte con delle comuni radio, ma non si era mai presentata l’occasione. L’idea mi fu suggerita nel 1999 durante la trasmissione che la BBC mandò in onda per seguire la grande eclisse di allora, avendo P.Moore come conduttore. Fu al termine della trasmissione che gli scienziati presenti mostrarono i risultati dei loro esperimenti ed uno di questi esibendo una notevole stazione per le onde corte comunicò con rammarico che non vi era stato nessun significativo effetto. Rientrati dalla Turchia e visionando la registrazione non potei non pensare che forse l’esperimento non era riuscito proprio perchè erano sotto alla fascia di totalità, noi adesso saremmo stati proprio davanti. Plausibile quindi attendersi una qualche sorta di riflessione ad opera di stazioni in Africa o in Oriente, ma essendo il fenomeno in pieno giorno occorreva trovare un segnale udibile di giorno ed attendere un suo eventuale degrado oppure una sovrapposizione di altri canali. Prontamente rispolverate due vecchie radioline a onde corte dalla cantina (a volte essere un tecnico elettronico aiuta), i collegamenti un pò improvvisati sono stati sufficienti a trovare, dopo ben 3 giorni di ricerca, due stazioni che si prestavano allo scopo. Barbara aveva il compito di seguire l’esperimento, rilevando i dati e valutando la bontà del segnale secondo una scala arbitraria che assegnava 0 alla sua assenza e 10 ad un segnale ottimo.

Mentre la moglie si occupava di seguire gli esperimenti preparati a casa, io mi interrogavo su come poter essere utile visto che, pur essendo al lavoro la fase centrale cadeva proprio nell’ora di pausa. Una delle misure più ostiche è sempre stata la valutazione del calo di luce, non era certo difficile in ditta trovare un multimetro accurato ed un fototransistor per tentare l’esperimento. Inoltre essendoci un aereoporto la manica a vento avrebbe dato indicazioni sulle sua variazioni.

Veniamo ai risultati: i più sorprendenti sono sicuramente quelli sulla ionosfera, infatti la radiolina in banda 6MHz presentava prima delle ore 11 un segnale a livello 7, da lì iniziava un lento e progressivo degrado che lo portava a 2 alle ore 12 e peggiorava ancora fino ad 1 poco prima della fase massima della parzialità. Poi con grande sorpresa tra le 12:36 e le 12:38 al debole segnale della stazione si sovrapponeva chiaramente quello di un’altra con una voce femminile chiaramente udibile (l’altra era maschile), che spariva prontamente lasciando di nuovo solo quella maschile che gradualmente tornava verso il livello 6, raggiunto alle 13:00 e a fine eclisse al suo 7 iniziale. L’altra radiolina in lingua tedesca segnalava anche lei il lontano passaggio della totalità con un calo del segnale (alle 12:36) di un paio di minuti (passando da 7 a 2).

Naturalmente la centralina meteo ha registrato 22 minuti dopo la fase massima un calo di temperatura di ben 1,8°C (plausibile visto che era il momento di massimo irraggiamento). Ed un conseguente aumento dell’umidità in risposta alla variazione di temperatura, ecco l’armonia della natura descritta dai numeri dei nostri strumenti. La spina nel fianco sono però le misure del flusso energetico che viene intercettato dalla luna, naturalmente la scarsa profondità della fase parziale ha reso tale misura ancora più delicata, anche se la precisione della strumentazione (un luxmetro avrebbe fatto di meglio, ma avrebbe rilevato solo le variazioni su scala logaritmica percepita dal nostro occhio) ha permesso di evidenziare il fenomeno con fatica, una copertura al 50% non cambia sensibilmente le cose sul nostro pianeta, del resto l’esperienza della scorsa eclisse anulare in Spagna ne è stata una conferma. Il vento ha cambiato direzione ma non per l’eclisse, o non solo per l’eclisse, tuttavia per essere una parzialità comodamente osservata da casa, niente male.












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