Capita a volte di dover rinunciare a
qualche cosa anche ad un astrofilo, se
si tratta di uno dei più affascinanti spettacoli della natura
certamente
dispiace, ma è anche vero che a volte ci si può
accontentare, soprattutto se
dove vi trovate sarà comunque visibile la fase parziale.
L’ottimismo è una
buona cosa ma da solo non basta, bisogna organizzare le idee e le
persone al
fine di rapire alla parzialità qualcuno dei suoi segreti, ma
come fare, come
sfruttare l’evento?
La prima e la più semplice delle idee è naturalmente
continuare con gli esperimenti che si fanno in totalità, che nel
nostro caso
riguardano la dinamica atmosferica. Per il rilevamento dei parametri
atmosferici interessati niente di meglio di una centralina
meteorologica, per
altro già in dotazione all’osservatorio di casa, collegata ad un
PC che
registra i dati atmosferici in modo automatico. Essendo l’eclisse
parziale al
49% ci concentriamo su temperatura ed umidità, gli unici a
nostro avviso in grado
di produrre variazioni significative durante la parzialità.
Un’altra idea
coltivata da molto tempo era di sperimentare durante un’eclisse,
l’influenza
del cono d’ombra sulla ionosfera terrestre, monitorando la propagazione
in onde
corte con delle comuni radio, ma non si era mai presentata l’occasione.
L’idea mi
fu suggerita nel 1999 durante la trasmissione che la BBC mandò
in onda per
seguire la grande eclisse di allora, avendo P.Moore come conduttore. Fu
al
termine della trasmissione che gli scienziati presenti mostrarono i
risultati
dei loro esperimenti ed uno di questi esibendo una notevole stazione
per le
onde corte comunicò con rammarico che non vi era stato nessun
significativo
effetto. Rientrati dalla Turchia e visionando la registrazione non
potei non
pensare che forse l’esperimento non era riuscito proprio perchè
erano sotto
alla fascia di totalità, noi adesso saremmo stati proprio
davanti. Plausibile
quindi attendersi una qualche sorta di riflessione ad opera di stazioni
in
Africa o in Oriente, ma essendo il fenomeno in pieno giorno occorreva
trovare
un segnale udibile di giorno ed attendere un suo eventuale degrado
oppure una
sovrapposizione di altri canali. Prontamente rispolverate due vecchie
radioline
a onde corte dalla cantina (a volte essere un tecnico elettronico
aiuta), i
collegamenti un pò improvvisati sono stati sufficienti a
trovare, dopo ben 3
giorni di ricerca, due stazioni che si prestavano allo scopo. Barbara
aveva il
compito di seguire l’esperimento, rilevando i dati e valutando la
bontà del
segnale secondo una scala arbitraria che assegnava 0 alla sua assenza e
10 ad
un segnale ottimo.
Mentre la moglie si occupava di seguire gli esperimenti
preparati a casa, io mi interrogavo su come poter essere utile visto
che, pur
essendo al lavoro la fase centrale cadeva proprio nell’ora di pausa.
Una delle
misure più ostiche è sempre stata la valutazione del calo
di luce, non era
certo difficile in ditta trovare un multimetro accurato ed un
fototransistor
per tentare l’esperimento. Inoltre essendoci un aereoporto la manica a
vento
avrebbe dato indicazioni sulle sua variazioni.
Veniamo ai risultati: i più
sorprendenti sono sicuramente quelli sulla ionosfera, infatti la
radiolina in
banda 6MHz presentava prima delle ore 11 un segnale a livello 7, da
lì iniziava
un lento e progressivo degrado che lo portava a 2 alle ore 12 e
peggiorava
ancora fino ad 1 poco prima della fase massima della parzialità.
Poi con grande
sorpresa tra le 12:36 e le 12:38 al debole segnale della stazione si
sovrapponeva chiaramente quello di un’altra con una voce femminile
chiaramente
udibile (l’altra era maschile), che spariva prontamente lasciando di
nuovo solo
quella maschile che gradualmente tornava verso il livello 6, raggiunto
alle
13:00 e a fine eclisse al suo 7 iniziale. L’altra radiolina in lingua
tedesca
segnalava anche lei il lontano passaggio della totalità con un
calo del segnale
(alle 12:36) di un paio di minuti (passando da 7 a 2).
Naturalmente la
centralina meteo ha registrato 22 minuti dopo la fase massima un calo
di
temperatura di ben 1,8°C (plausibile visto che era il momento di
massimo
irraggiamento). Ed un conseguente aumento dell’umidità in
risposta alla
variazione di temperatura, ecco l’armonia della natura descritta dai
numeri dei
nostri strumenti. La spina nel fianco sono però le misure del
flusso energetico
che viene intercettato dalla luna, naturalmente la scarsa
profondità della fase
parziale ha reso tale misura ancora più delicata, anche se la
precisione della
strumentazione (un luxmetro avrebbe fatto di meglio, ma avrebbe
rilevato solo
le variazioni su scala logaritmica percepita dal nostro occhio) ha
permesso di
evidenziare il fenomeno con fatica, una copertura al 50% non cambia
sensibilmente le cose sul nostro pianeta, del resto l’esperienza della
scorsa
eclisse anulare in Spagna ne è stata una conferma. Il vento ha
cambiato
direzione ma non per l’eclisse, o non solo per l’eclisse, tuttavia per
essere
una parzialità comodamente osservata da casa, niente male.