GAT - Gruppo Astronomico Tradatese

Lettera n°77

Gli astrofili e lo Space Telescope
Sommario:
Introduzione

Procede bene la lotta di tutti gli astrofili della Lombardia contro l'inquinamento luminoso: le 25.000 firme (1.200 quelle raccolte dal G.A.T.!) consegnate in Regione lo scorso 22 Giugno stanno facendo il 'miracolo': si prevede infatti che, all'inizio del 1999, anche la Lombardia avra' una legge operativa contro i disastrosi effetti (economici ed ecologici) di questa nefasta fonte di inquinamento. L'attenzione al problema va comunque tenuta sempre molto viva: per questo l'U.A.I. (Unione Astrofili Italiani) ha proclamato, per Sabato 17 Ottobre, una nuova giornata nazionale contro l'inquinamento luminoso. Il nostro contributo consistera' in una grande conferenza pubblica, programmata per Lunedi' 19 Ottobre, durante la quale, attraverso bellissime immagini, sara' eclatante la differenza tra cielo pulito e cielo inquinato. In piu', ricordiamo che AD IMMAGINI CHE DOCUMENTINO L'INQUINAMENTO LUMINOSO E' DEDICATO IL NOSTRO CONCORSO ANNUALE IN MEMORIA DI EROS BENATTI: attendiamo moltissime foto da parte di tutti i soci!
Intanto, il 17 Novembre'98 alle 19:45 T.U. e il 18 Nov.99 alle 1:50 T.U. la Terra attraversera' (0,008 u.a. all'esterno dell'orbita) il piano orbitale della cometa Tempel-Tuttle, 267 giorni dopo il perielio del 28 Febbraio'98 (ricordiamo che la cometa torna ogni 33,2 anni). Analoga situazione si presento' alle 11:50 T.U. del 17 Nov. 1966 quando, sugli U.S.A. si verifico' un evento memorabile: la piu' grande tempesta di LEONIDI (le meteore associate alla cometa Tempel-Tuttle) che si ricordi, qualcosa come 150.000 meteore/ora! Piu' in generale, e' ben noto l'aumento straordinario dell'attivita' delle Leonidi, ogni 32-33 anni, in corrispondenza col ritorno della Tempel-Tuttle.
Per questo e' pressante l'invito a dedicare tutta la notte di Martedi' 17 Novembre all'osservazione delle Leonidi: nessuno sa se e quando ci sara' TEMPESTA. Una cosa comunque e' certa: la semplice probabilita' di un evento cosi' impressionante (nel 1966 caddero 40 meteore/secondo! giustifica appieno il sacrificio della nottata sotto le stelle. Anche perche' ci sara' Luna NUOVA e, questa volta, Europa ed Asia saranno favorite rispetto agli U.S.A. Noi dedicheremo, al fenomeno delle Leonidi, una importante conferenza pubblica Lunedi' 9 Novembre e, in piu'. stiamo preparando un ampio resoconto scientifico che fara' da supplemento alla presente lettera N.77.
Purtroppo, dopo due notizie positive (Leonidi e inquinamento luminoso) eccone una negativa: dallo scorso Giugno e' stato deciso che, per mancanza di fondi, nessun astrofilo potra' piu' usare lo Space Telescope. Una decisione 'politica' (quindi SBAGLIATA) che prescinde da qualunque considerazione tecnica. Lo dimostra il proseguo di questa nostra lettera.


Gli Astrofili e lo Space Telescope
 
 Tutto comincio' un pomeriggio del 7 Agosto 1986, a Baltimora, durante l'annuale congresso degli astrofili americani. In quell'occasione, davanti a 300 ascoltatori increduli, Riccardo Giacconi, allora primo direttore dello Space Telescope Science Institute, offrì ufficialmente anche ai non professionisti la possibilita' di lavorare con lo Space Telescope (HST). In totale agli astrofili vennero assegnate 17 h di osservazione su un totale di 1100 h di tempo disponibile. Un comitato di 7 responsabili denominato A.A.W.G. (ossia Amateur Astronomer Working Group) programmo' 13 osservazioni distribuite in sei cicli, uno per anno, a partire dal 1992: 5 per il primo ciclo del 1992, 5 per il secondo ciclo del 1993, 2 per il quarto ciclo del 1996 ed 1 per il sesto ciclo del 1997 (le missioni di manutenzione con lo Shuttle fecero cancellare il 3° e il 5° ciclo). Solo le ultime 3 osservazioni sono state effettuate dopo che HST era tornato in perfetta efficienza.
Ecco dunque una breve rassegna dei risultati ottenuti.

1° ciclo: più ombre che luci
 
Il primo non professionista ad usare HST e' stato James Sekosky, un insegnante di scienze di Rochester, il 20 e 27 Aprile e il 7 Maggio 1992. Sekosky voleva chiarire come mai il satellite gioviano Io, nei primi minuti susseguenti all'uscita dall'ombra di Giove dopo un eclisse sembra mostrare, per una ventina di minuti, un aumento del 10-15% della sua luminosita'.
Figura 1 
Sekosky. 
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Figura 2 
Io esce dall'ombra. 
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Figura 3 
Io ripreso un UV da HST. 
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L'idea di J.Sekosky era che il brusco calo di temperatura in eclisse provocasse una subitanea deposizione in forma ghiacciata della SO2 di cui e' ricca la debole atmosfera di Io, seguita da una successiva rievaporazione col ritorno della luce solare. Per testare questa ipotesi Io venne seguito nei 20 minuti immediatamente seguenti ad un'eclisse eseguendo 5 pose fotografiche con la WFPC (Wide Field and Planetary Camera) a bordo di HST: la prima immagine (15 secondi dopo l'eclisse) e l'ultima, nel visibile dovevano servire a dimostrare un eventuale aumento (e diminuzione) di luminosita', le tre intermedie, centrate alla lunghezza d'onda UV della SO2 a 3577 A, dovevano invece servire per indagare sulla deposizione/ evaporazione di SO2. Le immagini sono state molto buone: in esse il disco del satellite e'apparso chiaramente dominato da una ampia banda di SO2 equatoriale e da una ampia macchia chiara australe relativa alla caldera vulcanica di Aten. I risultati sono pero' stati un po' differenti dalle previsioni. In realta' J.Sekosky non ha osservato su Io, nel periodo delle osservazioni, alcuna variazione su brevissima scala temporale, ne' a livello di luminosita' ne' a livello di morfologia superficiale. Viene spontaneo pensare ad una attivita' vulcanica momentaneamente molto bassa su Io e quindi ad una scarsissima presenza di SO2 in atmosfera, Per contro Io ha mostrato, nelle immagini UV a 3577 A, nette variazioni su lungo periodo, nel senso che la superficie globale ricoperta da SO2 e' apparsa decisamente aumentata rispetto a quanto osservato 15 anni prima dalle sonde Voyager.
Raymond STERNER e' un astrofilo di Woodbine, nel Meriland con il pallino della matematica e dell'informatica. In particolare Sterner si e' specializzato nella simulazione di scontri tra galassie a spirale. Gia' a meta' degli anni 80, era riuscito a dimostrare come due galassie che si scontrino frontalmente debbano produrre una struttura ad anello che diventa un arco sempre piu' ampio quando piu' la traiettoria della collisione assume carattere radente. Nel 1988, R.Lynds e V.Petrosian scoprirono i primi esempi di grandi archi luminosi all'interno di certi ammassi di galassie. La comunità scientifica fu subito concorde nell' interpretare quegli oggetti come miraggi gravitazionali, ovvero come il risultato della distorsione gravitazionale della luce di una galassia lontanissima casualmente situata sulla linea visuale di una delle galassie dell'ammasso.
Nel caso del grande arco semicircolare che avvolgeva l'ammasso CL2244-02 R.Sterner, non era per nulla d'accordo su questa interpretazione. Bastarono pochi giorni perche' il suo computer riuscisse a simulare, per collisione galattica, un arco incredibilmente simile a quello appena scoperto nella realta', nel quale la violenta onda d'urto della collisione aveva stimolato la formazione di una gran quantita' d stelle giovanissime.
Da qui la proposta di Sterner di puntare la WFPC a bordo di HST sull' ammasso CL2244-02 per cercare se effettivamente il grande arco ivi presente fosse un agglomerato di stelle blu e caldissime poste all'interno dell'ammasso stesso.
Figura 4 
Il primo arco gravitazionale scoperto. 
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Figura 5 
CL2244-02. 
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Le osservazioni vennero eseguite con HST il 25 Aprile'92 con il filtro F555W (5479 A) e pose fino a 40 minuti. Purtroppo esse non hanno potuto ne' confermare ne' smentire l'affascinante ipotesi di R. Sterner: causa infatti l'aberrazione sferica delle ottiche, le immagini sono risultate troppo deboli e quindi impossibili da elaborare. Tre anni dopo, pero', quando HST ritorno' perfettamente funzionante, altri ricercatori hanno definitivamente dimostrato la natura gravitazionale dell'arco di CL2244-02: esso infatti presenta un redshift z=2,24, contro una media di z=0,38 per le galassie dell'ammasso.
L'aberrazione sferica dello specchio primario di HST ha causato una delusione ancora piu' atroce in Ann LARSON, una casalinga di Seatthe, madre di due bambini ed astronoma a tempo perso. La proposta di Ann Larson era molto buona e molto semplice: andare alla ricerca di protopianeti giganti riprendendo con la WFPC immagini infrarosse di regioni ad intensa formazione stellare. Siccome, nel vicino infrarosso, un eventuale pianeta doveva risultare 1000 volte piu' brillante della relativa stella, i calcoli di Ann Larson mostravano che un oggetto di 5-10 Masse gioviane ad una distanza di 10 U.A. dalla stella centrale, poteva essere perfettamente risolto dallo Space Telescope.
Purtroppo le osservazioni vennero cancellate perche', a causa dell'aberrazione sferica HST aveva completamente perso la risoluzione necessaria.
Non voleva credere ai suoi occhi John HEWITT, astrofilo e scrittore di romanzi di fantascienza di Berkely, quando, l' 8 Febbraio 1992 arrivo' all'improvviso la notizia che una brillante stella NOVA (m=4,3) era esplosa nella costellazione del Cigno.
Esattamente quanto desiderava John Hewitt, che formulo' un'idea semplice ma bellissima: tentare di rivelare la nube di Oort di una stella vicina sfruttando l'evaporazione dei ghiacci cometari innescata dall'esplosione come NOVA della stella centrale.
Figura 6 
Nova Cygni 1995. 
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 Il fenomeno poteva essere evidenziato riprendendo spettri alla lunghezza d'onda UV del radicalo OH (3085 e 2820 A) tra 70 e 140 giorni dopo l'evento, quando l'onda d'urto dell'esplosione doveva ormai essere in vista della locale nube cometaria. Purtroppo HST non e normalmente preparato a seguire in breve tempo eventi cosi' improvvisi. J.Hewitt, quindi, pote' eseguire le sue osservazioni solo il 31 Agosto'92, ossia a distanza di quasi sette mesi dall'esplosione (venne usato il filtro F284W centrato a 2820 A e pose tra 5 e 15 minuti). Risultato; gli spettri, oltretutto sovraesposti, risultarono impossibili da interpretare.
Tra i 5 candidati del primo ciclo di osservazioni amatoriali uno dei piu' soddisfatti e' stato certamente Peter KANDEFER, un ingegnere elettronico di New Hartford, nel Connecticut. Come astrofilo Kandefer era un esperto di stelle variabili associato da 15 anni all'AAVSO. Come ingegnere si occupava da molti anni di strumentazioni per la misura del campo magnetico terrestre. Da qui l'idea di formulare una proposta di osservazione con HST che accomunasse i suoi interessi professionali con quelli da astrofilo. Detto fatto P.Kandefer propose di studiare con il GHRS (Goddard High Resolution Spectrograph) a bordo di HST una stella variabile dotata anche di un forte campo magnetico (capostipite di queste variabili peculiari e' ALFA Can Ven). La scelta e' caduta su EPSILON UMa, una stella di classe A0 e m=2, 85 volte piu' luminosa del Sole, nei cui spettri si riscontra un'anomala e variabile intensita' delle righe del Cromo e dell'Europio. A partire dal 1 Giugno'92 P.Kandefel ha studiato per un intero periodo (5,088 giorni) quali erano i parametri principali collegati alla variabilita' della stella (luminosita', campo magnetico, intensita delle righe del Cromo e dell'Europio). I risultati sono stati incoraggianti. Hanno infatti confermato una netta variabilita' di cinque giorni nell' l'intensita' delle righe spettrali di Cromo ed Europio. Analoga ma lievissima e' risultata anche la variazione globale di luminosita' (0,02 magnitudini). Da qui la conclusione che la variabilita' della stella sia dovuta alla sua veloce rotazione che mette in evidenza regioni superficiali di composizione chimica diversa. Il campo magnetico della stella, essenziale in questo meccanismo, e' stato accuratamente studiato da P.Kandeker dalle modificazioni indotte sulle linee spettrali.
Figura 7 
HST punta Epsilon UMa. 
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2° ciclo: enigmi del Sistema Solare
 
A causa dell'aberrazione sferica, tre delle cinque proposte accettate per il secondo ciclo di osservazioni concesse agli astrofili sono state dedicate a luminosi oggetti del Sistema Solare.
Ha cominciato Harald SCHENK, un ingegnere civile di Sheboygan, nel Wisconsin, con una proposta tendente ad individuare ex-comete divenute asteroidi per esaurimento del loro materiale gassoso.
Figura 8 
Harald Schenk. 
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Figura 9 
Ectore visto da HST il 13 giugno 1993. 
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Figura 10 
Herculina vista da HST il 30 settembre 1993. 
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Figura 11 
Curva di luce di Herculina ripresa il 7 giugno 1973. 
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H.Shenk ha cercato con il FOS (Faint Object Spectrograph), tracce dell'emissione del radicale OH a 3085 A su cinque candidati (224 Oceania e 944 Hidalgo il 24 Febbraio'93 per 15 minuti, 2201 Oljato il 17 Giugno'95 per 15 minuti, 899 Jokaste il 23 Ottobre'93 per 20 minuti, 182 Elsa il 4 Nov.'93 per 2 minuti), preselezionati in base ad indizi da lui ritenuti piuttosto significativi (collegamento con sciami meteorici, albedo superficiale molto basso, proprieta' spettroscopiche peculiari). Il risultato della ricerca e' pero' stato del tutto negativo nel senso che mai, neanche negli spettri a posa piu' lunga, sono apparse tracce dell'emissione dell'OH.
Altrettanto difficoltosa e' stata la proposta di Benjamin WEISS, uno studente di Amherst, nel Massachusett, in quanto dedicata alla ricerca di asteroidi binari, da risolvere con immagini WFPC. La scelta di Weiss e' cascata su 18 Melpomene (ripreso il 18 Gennaio'93, 624 Hektor (ripreso il 13 Giugno'93), 216 Kleopatra (ripreso il 2 luglio'93), 532 Herculina (ripreso il 30 Sett.'93), 146 Lucina (ripreso il 6 Ott.'93).
Il caso di Herculina e' famoso. il 7 Giugno del 1978 questo asteroide di m=9,5 occulto' la stella SAO 120774 di m=6, nella Vergine. L'evento venne seguito con successo, tra gli altri, da E.Bowell e M. A'Hearn al riflettore da 1 m dell'Osservatorio Lowell a Flagstaff, in Arizona: la stella infatti scomparve dalla vista per 23,5 sec, occultata da un oggetto che doveva avere un diametro di almeno 243 Km. Il fatto e' che, 1,5 minuti prima dell'evento principale venne misurata anche un'attenuazione secondaria della luce della stella per 5 secondi: da qui l'ipotesi della presenza di un satellite di 45 Km orbitante attorno al corpo principale ad una distanza minima di 977 Km.
In altri casi (es. 624 Hector e 216 Kleopatra) la curva di luce presenta una variazione superiore ad una magnitudine: un fatto, Secondo D.Tholen, che non puo' mai essere dovuto a variazioni di albedo superficiale e quindi si puo' spiegare solo con una forma estremamente allungata, al limite con una struttura binaria. Purtroppo nessuna osservazione e' stata conclusiva: certo, alcuni casi si sono presentati come fortemente sospetti ma l'aberrazione sferica ha impedito un verdetto definitivo.
Decisamente piu' fortunato e' stato George LEWYCKY, un programmatore di computer di Milltown, nel New Jersey. Suo obiettivo e' stata la ricerca spettroscopica di molecole organiche nella atmosfera di Titano, mediante lo strumento GHRS. In particolare, essendo ben certa la presenza di HCN (acido cianidrico) nelle nubi di Titano, la ricerca di Lewycky si e' rivolta alla HCHO (formaldeide): come noto, infatti la reazione tra queste due sostanze puo' dar luogo, in condizioni opportune, alla formazione di semplici amminoacidi.
Il 21 Sett.'93 sono stati eseguiti spettri di 30 minuti con il filtro G270M (2910-2957 A) per ricercare l'assorbimento della HCHO a 2932,6 A. I risultati sono stati molto promettenti: oltre alla HCHO sono state individuate molte altre bande organiche nuove. La loro interpretazione si sta rivelando molto complessa per cui la riduzione dei dati, al momento, non e' ancora stata completata.
Figura 12 
George Lewycky. 
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Figura 13 
Titano visto dal Voyager 1. 
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Figura 14 
Titano ripreso in infrarosso da HST. 
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Figura 15 
Spettro grezzo di Titano ripreso da Lewycky con HST. 
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Figura 16 
Spettro infrarosso di Titano. 
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Meno soddisfatta Nancy FOX, un'infermiera di San Francisco: la sua proposta e' stata infatti quella di ricercare la eventuale presenza di stelle nascenti nella zona centrale della nebulosa Laguna, o M8 attraverso una serie di spettri FOS ed immagini WFPC in ultravioletto. Nulla di nuovo, pero', e' emerso rispetto alle immagini tradizionali, se si esclude un grande aumento dei dettagli.
Figura 17 
M8 ripresa da HST. 
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Uno sguardo sui redshift discordanti
 
A completamento del 2° ciclo, Karl HRICKO, un insegnante di Carteret, nel New Jersey ha presentato una proposta decisamente 'scottante: un'indagine sul presunto collegamento fisico tra la galassia Seyfert NGC 4319 ed il quasar MK 205. Come noto il nucleo della galassia sembra collegato al quasar da una specie di ponte di materia, come se il quasar fosse stato espulso dal nucleo della galassia stessa. Peccato che, interpretando i rispettivi redshift z come effetto Doppler, la galassia e il quasar si collocano rispettivamente a 80 milioni ed 1 miliardo di Km di distanza da noi... Il caso e' famosissimo ed estremamente controverso: basti dire che Halton Arp ne ha fatto uno dei suoi cavalli principali di battaglia! Purtroppo, ancora una volta, l'aberrazione sferica ci ha messo lo zampino: nelle immagini riprese nel rosso il 28 Giugno'93 il ponte di materia tra il quasar e la galassia e' infatti risultato troppo debole per uno studio approfondito. A quando l'osservazione spettroscopica del presunto 'ponte' con l'attuale HST perfettamente funzionante?
Gli astrofili, comunque, non avendo nessun tipo di condizionamento 'politico', sono molto attratti dalla controversia sulle distanze cosmiche dei quasar.
Figura 18 
Il campo di NGC4319 e MK205 ripreso da HST. 
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Figura 19 
NGC4319 e MK205 ripreso da H. Arp. 
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Figura 20 
NGC4319 e MK205 ripreso con HST da Karl Hricko. 
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Cosi', nell'ambito del 4° ciclo, con HST ormai perfettamente riparato, Dennis TYE, un programmatore di computer di San Francisco, ha presentato una proposta molto originale per quanto concettualmente complessa: quella di risolvere il problema di oggetti a Redshift discordante dall'esame spettroscopico delle rispettive foreste ALFA Lyman. Spieghiamoci meglio. Si definisce foresta ALFA Lyman quel complesso di righe di assorbimento che si ritrovano nello spettro di un oggetto lontano per opera delle nubi di idrogeno che (a distanze diverse quindi a diversi z) si interpongono sulla sua linea visuale. E' ovvio che la foresta Lyman sara' tanto piu' affollata quanto piu' lontano e' l'oggetto. Ed eccoci allora al caso scelto da D.Tye, relativo alla galassia MCG 03-34-085 ed al quasar PKS 1327-206 nella Vergine: per quanto i due oggetti presentino Redshift discordanti, la loro posizione sembra presupporre un reciproco collegamento fisico. Il 15 Dic.94 e l'11 Gen.'96 ha chiesto allo strumento FOS a bordo di HST di lavorare col filtro G27OH centrato a 2750 A e di fare un confronto tra le foreste Lyman relative al quasar e alla galassia. Ecco il risultato preliminare: la foresta Lyman del quasar presenta 6-7 assorbimenti IN PIU' rispetto a quella della galassia, quindi il quasar risulta piu' lontano ed il supposto collegamento fisico e' solo effetto di prospettiva.

Una chiusura in bellezza
 
Il valore del risultato appena descritto e' fortemente rafforzato dalla riacquistata perfetta efficienza di HST. In queste stesse condizioni sono state effettuate anche le ultime due osservazioni concesse agli astrofili (la seconda del 4° ciclo e l'unica del 6° ciclo). Non a caso da esse sono venuti, in assoluto, i migliori risultati scientifici.
La seconda osservazione del 4° ciclo e' stata eseguita da William ALEXANDER un chimico di Huntington, in West Virginia riguarda la misura della quantita' di Deuterio (rispetto all' Idrogeno) presente nel vicino ambiente interstellare dall'epoca del Big Bang. La misura precisa del rapporto D/H e' molto importante perche' da essa si puo' risalire al destino futuro dell'Universo (aperto o chiuso). Ebbene, Alexander ha puntato lo strumento GHRS a bordo di HST nei pressi delle stelle EPSILON Indi e LAMDA And rispettivamente il 31 Agosto e il 28 Sett.'94 per 50 minuti, riuscendo a separare in maniera eccellente il debole assorbimento del Deuterio dal vicinissimo grande assorbimento dell'Idrogeno (le due righe si trovano a 1212,84 e 1219,29 A!). Ne e' risultato un rapporto D/H=1,65.10-5: un risultato che va confermato ma che, al momento e'perfettamente compatibile con un universo APERTO, quindi in perpetua espansione. A corollario di questa gia' cosi' importante misura, W. Alexander ha potuto aggiungere anche un'altra scoperta di prima mano: quella dell'esistenza attorno alle stelle indagate di un grande guscio emisferico di idrogeno freddo e compresso che traccia il confine tra le rispettive eliosfere e lo spazio interstellare.
Figura 21 
Il campo di Lamba And ripreso da HST. 
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Figura 22 
Il rapposrto D/H lungo la visuale di Lambda And. 
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La 13° (ed unica del 6° ciclo) osservazione di un astrofilo con HST e' toccata a James Flood, chimico di professione del New Jersey ma anche accanito osservatore di galassie presso lo Sperry Observatory, una struttura privata gestita dall'Union College. J.Flood era affascinato dalla morfologia peculiare della galassia NGC 1808, una spirale barrata situata a 40 milioni di anni luce di distanza nella costellazione della Colomba. Quello che e' strano, in NGC 1808 e' il fatto che le parti esterne dei bracci spiraliformi siano distorti in maniera innaturale da grandi getti di gas e polvere uscenti dal nucleo della galassia. Il 14 Agosto 1997, per capire le ragioni di queste anomalie J.Flood ha osservato NGC 1808 con la camera WFPC2, in varie lunghezze d'onda, sia lungo i primi 35.000 a.l. di barra sia entro i 3.000 a.l. piu' prossimi al nucleo. I dati, pubblicati la scorsa primavera, sono stati molto chiari: nel nucleo interno di NGC 1808 e' apparsa infatti presente una furibonda formazione stellare, resa evidente da centinaia di grandi ammassi blu (50-100 a.l.) di stelle giovanissime. Noduli blu dello stesso tipo disseminano anche la barra della galassia. Un comportamento di questo tipo e' assolutamente innaturale per un nucleo galattico: da qui l'idea che il nucleo di NGC 1808 sia stato prima alimentato di materiale e poi 'acceso' dall'onda d'urto del passaggio ravvicinato con la galassia NGC 1792, visibile in prossimita' di NGC 1808.
Purtroppo, sembra che questa splendida osservazione sia stata anche l'ultima possibilita' di utilizzare HST da parte degli astrofili. Il fatto e' che, in questi ultimi anni, sono andate via via dissolvendosi alcune condizioni estremamente favorevoli. Intanto, alla fine del 1994 Riccardo Giacconi, l' ideatore del programma per gli astrofili, lascio' lo Space Telescope Institute per diventare direttore generale dell'ESO. Quasi contemporaneamente il suo successore a Baltimora, Robert Williams si trovo' impegolato in gravi problemi di bilancio che lo costrinsero a ridurre di ben 60 persone il suo staff di tecnici e scienziati (tra questi due dei professionisti in forza all' A.A.W.G.). Da qui una decisione molto dolorosa: quella di chiudere definitivamente agli astrofili l'accesso all'HST.
Figura 23 
NGC1808 ripresa da Terra. 
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Figura 24 
NGC1808 ripresa da HST. 
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Figura 25 
NGC1808 ripreso in UV da HST. 
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Figura 26 
Il nucleo di NGC1808 ripreso da HST. 
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