Edizione del 1996

Sommario:


Ecco la presentazione della mostra di quest'anno!

Si svolgera' nei saloni dell'ex Scuola Media di Via Biffi, a Saronno dal 19 Ottobre al 22 Dicembre, ancora una volta col patrocinio della S.A.It. (Societa' Astronomica Italiana), dell'A.S.I. (Agenzia Spaziale Italiana) e della rivista L'ASTRONOMIA, la piu' importante del settore in Italia. UNA RASSEGNA UNICA IN EUROPA ed ideale per visite scolastiche di ogni tipo.

Per tutti coloro che vogliono rimanere aggiornati sulle novita' sempre piu' affascinanti della moderna ricerca planetaria, la mostra triennale del Gruppo Astronomico Tradatese dedicata a L'ESPLORAZIONE DEL SISTEMA SOLARE e' un appuntamento ormai classico ed assolutamente da non perdere. La prima edizione si tenne nell'ormai lontanissimo 1980 e nacque da un'idea semplice e (forse per questo) vincente: quella di allestire, ogni tre anni, una rassegna fotografica pubblica che colmasse la cronica incapacita' dei mezzi di informazione a comunicare nel modo corretto, alla gente comune ed al mondo della scuola, le grandi scoperte delle sonde planetarie sui vari corpi del Sistema Solare (ricordiamo che, proprio in quegli anni, si era all'inizio delle missioni Voyager). Su queste basi, l'impostazione di questa, come di ogni precedente edizione della mostra, si e' sempre mantenuta rigorosamente scientifica: questo spiega il rinnovato patrocinio della S.A.It. (Societa' Astronomica Italiana), dell'A.S.I. (Agenzia Spaziale Italiana) nonche' della rivista L'ASTRONOMIA. La mostra, pero', ha anche una eccezionale efficacia didattica, che la rende adatta alla visita di qualunque tipo di scuola: da qui la suddivisione in sezioni, ciascuna dedicata ad un singolo pianeta, con centinaia di immagini giganti a colori dotate di molteplici legami interattivi con altri corpi del Sistema Solare. In questo modo la mostra si e' enormemente ingigantita negli anni: basti dire che, nella prossima 6° edizione, saranno esposte piu' di 3000 immagini, ognuna dotata di abbondanti diciture esplicative (che, da sole, equivalgono ad un volume di circa 600 pagine!). Come gia' in precedenza, a questa 6° edizione hanno dato un valido contributo il Gruppo Astrofili A. e G. Bernasconi di Saronno e il Gruppo Antares di Legnano. Presente, come sempre, la societa' Meteosystem per la ricezione dallo spazio di immagini da satelliti metereologici e televisivi. Importante, rimane la collaborazione degli Assessorati alla Cultura di Saronno, Tradate e Provincia di Varese.

Facciamo, adesso, qualche cenno alle principali novita' di questa 6° edizione, che si SOMMANO a tutto il materiale gia' esposto in precedenza.

Non c'e' nessun dubbio che siano state le comete a caratterizzare il passato triennio di studi planetari. Due esempi fra tutti: la Shoemaker-Levy (SL-9) che ha colpito Giove nel luglio 1994 e la Hyakutake che nel Marzo 1996 e' passata a 'soli' 15 milioni di Km dalla Terra (alla Hale-Bopp, se ne varra' la pena, verra' riservato un giusto spazio in futuro). I visitatori potranno gustarsi entrambi gli aspetti che hanno reso famosa la Hyakutake: una e' l'eccezionale attivita' nucleare, evidenziata da una moltitudine di getti 'a fontana' emergenti dalla porzione illuminata del piccolissimo nucleo (e ripresi dal GAT in bellissime immagini CCD), l'altra e' la complessa coda di plasma azzurro che, a cavallo del 25 Marzo, ha raggiunto la massima lunghezza compatibile con l'angolo di fase Terra-cometa-Sole. Del tutto diversa la SL-9, un oggetto inspiegabilmente inerte (nonostante la frantumazione in 21 frammenti) prima che colpisse Giove, per divenire addirittura 'pirotecnico' nel momento della collisione con Giove: sara' molto interessante, per i visitatori, passare in rassegna le immagini di tutti gli impatti ripresi da Terra e dallo spazio a varie lunghezze d'onda e ad angoli visuali spesso modificati per migliorarne la comprensione. Sara' pure possibile costatare come, nel Sistema Solare, ci siano numerose testimonianze di altri eventi del genere: alcune sono state individuate sui satelliti gioviani Ganimede e Callisto (si tratta di una mezza dozzina di allineamenti regolari di crateri definite 'catenae'), altre sono state individuate sulla Luna (bellissima la catena all'interno del cratere Davy), altre, addirittura sulla Terra (il caso piu' recente e' quello dei crateri di Aorounga scoperti in Chad nell'Aprile '94 dal radar sintetico SIC-C a bordo dello Shuttle Endeavour). Sempre a proposito di comete (in particolare quelle a corto periodo e a bassa inclinazione), altre grandi novita' derivano dalla conferma definitiva dell'esistenza di un grande deposito anulare (fascia di Kuiper) al di la' di Plutone. Sia da Terra che dallo Space Telescope gli oggetti di Kuiper appaiono quasi tutti impercettibili. Salvo due eccezioni che verranno accuratamente presentate alla mostra. La prima riguarda il gigantesco Chirone (diametro di 200 Km) che, scoperto nel '77 tra Saturno ed Urano, non e' pero' divenuto 'fotogenico' come si pensava nei mesi a cavallo del Febbraio'96, quando si e' approssimato al perielio. L'altra eccezione e' rappresentata semplicemente da .... Plutone che, dopo gli studi spettroscopici sui gas atmosferici che si stanno sviluppando al perielio e, soprattutto, dopo le prime eccezionali immagini della morfologia superficiale ottenute tra Giugno e Luglio'94 dal Telescopio Spaziale Hubble va ritenuto, a tutti gli effetti, forse la piu' grande delle comete di Kuiper.

L'altro grande avvenimento planetario del triennio e' costituito dall'esplorazione del sistema di Giove (peraltro tuttora in atto) da parte della sonda Galileo. Come ben noto, tutto e' iniziato il 7 Dicembre'95, con l'entrata nelle nuvole alte di Giove di una piccola piattaforma (Probe) sganciata dalla nave madre (Orbiter). Compito del Probe non era quello di riprendere immagini (non avrebbe avuto senso farlo nel buio delle nuvole di Giove!) ma di chiarire la natura chimica e fisica dell'ambiente attraversato durante 58 minuti di discesa. In compenso, eccezionali immagini (tutte documentate in mostra) della zona equatoriale di Giove dove si e' immerso il Probe sono state riprese in infrarosso e nel visibile sia da Terra che dal Telescopio Spaziale. Come noto, la scoperta piu' sorprendente del Probe e' stata la completa assenza di uno strato di nuvole di vapor d'acqua (quindi di piogge ed intensi fenomeni temporaleschi) al di sotto degli strati nuvolosi esterni di ammoniaca e solfuro di idrogeno. Viene, a questo punto, da pensare, che anche l'esigua quantita'di acqua rilevata sulle cicatrici degli impatti della SL-9 non fosse un fenomeno casuale. Di sicuro, pero', almeno nel caso del Probe della Galileo, le immagini da Terra hanno in parte spiegato l'anomalia riscontrata: in pratica il Probe potrebbe essere sceso in una zona atipica dell'equatore di Giove, solo casualmente priva di nuvole. Lo dimostrano alcune spettacolari immagini infrarosse riprese a 4,8 micron col telescopio da 2,2 metri delle Hawaii: in esse si osserva chiaramente tutta una serie di 'macchie termiche' equatoriali, molto piu' secche e calde del resto del pianeta. Ebbene, il Probe si e' immerso proprio al limite della maggiore di queste 'macchie infrarosse', per l'occasione immediatamente denominata 'il Sahara di Giove'. Come interpretare questa ed altre complesse fenomenologie del clima gioviano e' uno dei compiti devoluti alla nave madre, destinata a rimanere in orbita attorno a Giove per almeno 2 anni. Particolare attenzione e' stata naturalmente riservata alla Grande Macchia Rossa (GRS), della quale gia' all'inizio dello scorso luglio sono state inviate a Terra immagini sensazionali. Uno dei modelli per spiegare l'esistenza e la persistenza della GRS e' stata formulata all'inizio degli anni '90 da J.Dowing (Cornell University) e A. Ingersol (Caltech) e parte dalla constatazione che la rotazione differenziata tra fasce e bande genera, nelle zone di confine, tanti piccoli cicloni. In poche decine di migliaia di anni questi piccoli vortici tendono a fondersi progressivamente in cicloni maggiori per ridursi, alla fine, ad un solo grande ciclone stabile. A sua volta, la rotazione differenziata si innesca perche' i gas dell'atmosfera gioviana sono contemporaneamente sottoposti a due tipi di movimenti: uno di tipo radiale (magnificamente dimostrato anche dalle misure del Probe), dovuto al trasporto convettivo verso l'esterno della grande quantita' di calore presente nel nucleo di Giove; l'altro di tipo tangenziale, dovuto alla veloce rotazione del pianeta attorno al proprio asse. La scoperta, operata dal Voyager 2 nel 1989, che anche poco sotto l'equatore di Nettuno, oltre ad una nettissima rotazione differenziata, esisteva un grande ciclone blu (GDS) simile alla Macchia Rossa di Giove sembrava aver confermato clamorosamente la teoria di Dowing ed Ingersol. Proprio per questo hanno grandemente stupito le osservazioni di Nettuno effettuate dallo Space Telescope tra Ottobre e Novembre'94: in esse infatti non c'era piu' traccia sia della GDS che di un ciclone minore (DG2) situato una decina di gradi piu' a sud. Come se non bastasse, a queste osservazioni negative se ne e' aggiunta una positiva altrettanto clamorosa: la scoperta (sempre operata dallo Space Telescope) di un altro ciclone scuro, grande come quello visto dal Voyager 2, ma questa volta nell'emisfero Nord! L'altro compito fondamentale della Galileo in orbita attorno a Giove e' lo studio ravvicinato dei satelliti principali, iniziatosi il 27 Giugno e il 6 Settembre con due sorvoli di Ganimede, il primo da 844 Km (70 volte meno del Voyager 1), il secondo, addirittura, da una distanza dimezzata. Inutile dire che le immagini sono sensazionali e saranno uno dei motivi di maggiore interesse della mostra. Proprio durante la mostra sara' inoltre possibile seguire altri tre affascinanti flyby: quello del 4 Novembre con Callisto e quelli del 6 Novembre e 19 Dicembre con Europa. In particolare, e' grande la curiosita' per le immagini di Europa, dopo che, lo scorso 7 Dicembre'95, i ben noti problemi al registratore di bordo della Galileo, hanno imposto la dolorosa rinuncia a qualunque ricognizione fotografica da una distanza pur favorevole di 33.000 Km. Oltretutto, spettri UV ripresi il 2 Giugno'94 dallo Space Telescope avevano rivelato una debole atmosfera di ossigeno attorno ad Europa, unitamente a tracce di SO2 (anidride solforosa). Secondo K.Noll questa SO2 sarebbe di origine ENDOGENA, ossia generata da processi vulcanici o idrotermici. Una cosa certamente non impossibile se si pensa che Europa appare, nelle immagini Voyager, totalmente ricoperta da una calotta di ghiaccio, al di sotto del quale semplici considerazioni chimico-fisiche impongono la presenza di un immenso oceano di acqua liquida. Sui fondali di questo oceano, interazioni mareali con Giove simili a quelle che producono vulcani attivi su Io, potrebbero dar luogo ad un'intensa attivita' idrotermale (leggi soffioni di acqua surriscaldata ricchi di gas sulfurei e saturi di minerali estratti dalla crosta). Per quanto eccezionale, una scoperta di questo tipo da parte della Galileo non sarebbe una novita' assoluta. Un altro corpo che sembra avere questo tipo di predisposizione (per quanto ricoperto probabilmente da un oceano di idrocarburi) potrebbe essere infatti il satellite saturniano Titano dopo le prime immagini infrarosse della superficie ottenute nell'Ottobre'94 dallo Space Telescope ad 1 micron e riconfermate nell'Ottobre'95 dall'NTT dell'ESO a 2 micron.

E' pero' la Terra il pianeta dove piu' sviluppata e' l'attivita' idrotermale anche se la scoperta, di straordinario interesse sia geologico che biologico, e' avvenuta solo una decina di anni fa. Una novita' assoluta ed affascinante della 6° edizione della mostra sara' proprio una rassegna completa del fenomeno dei soffioni di acqua surriscaldata ('fumatori neri') rintracciati (da autentiche 'astronavi' sottomarine) un po' dovunque sui fondali oceanici nei pressi delle dorsali oceaniche. Collegate a questi 'fumatori neri' sono state scoperte straordinarie colonie di grandi vermi tubolari dotati di un metabolismo prima del tutto sconosciuto. La cosa estremamente interessante e' che si tratta degli organismi con la piu' alta velocita' di crescita che si conoscano ma anche con la piu' alta velocita' di estinzione: basta infatti che i 'fumatori neri' cui sono collegati si spengano perche' in pochi giorni queste gigantesche colonie 'extraterrestri' si dissolvano. Rimanendo in ambito terrestre non manchera' un aggiornamento di uno dei settori meglio riusciti e piu' didatticamente motivanti dell'intera mostra, quello del problema dell'ozono. Da una parte saranno esposte le immagini del satellite UARS che hanno dimostrato inequivocabilmente come il buco dell'ozono primaverile antartico abbia raggiunto la massima estensione e profondita' (leggi diminuzione % dell'ozono globale) proprio in questi ultimi tre anni. Dall'altra immagini dello stesso UARS e di ERS 2 serviranno ad evidenziare l'ormai accentuata tendenza alla formazione di un buco di ozono primaverile anche sul polo artico.

Non possiamo terminare questa breve rassegna senza ricordare che un'altra delle grandi novita' dell'ultimo triennio e' stato il ritorno all'esplorazione lunare dopo un quarto di secolo. Merito della piccola sonda Clementine-1 rimasta in orbita polare attorno alla Luna dal 19 Febbraio al 3 Maggio'95. Da qui, con le sue camere multispettrali, la navicella ha ottenuto qualcosa come 1,6 milioni di immagini in varie bande dal visibile all'infrarosso che hanno permesso di determinare per la prima volta la composizione chimica e mineralogica dell'intera superficie lunare comprese le regioni polari, prima completamente sconosciute. E proprio sul polo sud della Luna Clementine-1 ha compiuto una grande scoperta: quella secondo cui, all'interno di alcuni crateri perennemente in ombra, esisterebbero ampi depositi di ghiaccio d' acqua. Gli indizi sono venuti da un esperimento mai tentato in precedenza, definito di TRASMISSIONE RADIO BISTATICA. In pratica la sonda ha sparato radiosegnali a 2,273 MHz contro un certo numero di crateri polari perennemente in ombra (e quindi in grado di conservare una temperatura tremendamente rigida, dell'ordine dei -200°C). Questi segnali, riflessi dal suolo lunare, sono stati raccolti A TERRA, dalla grande antenna da 70 metri di Goldstone, in California ed accuratamente analizzati. Ebbene, le modificazioni subite dalle radioonde in conseguenza delle riflessione, sono risultate esattamente uguali a quelle che ci si doveva aspettare da una superficie lunare ricoperta da uno strato di ghiaccio d'acqua. Chi visitera' la mostra si rendera' immediatamente conto che, con un metodo fisicamente analogo, negli anni scorsi, sono stati scoperti poli di ghiaccio anche sul pianeta Mercurio. Sfortunatamente un guasto al computer di bordo ha impedito che il 31 Agosto'95 Clementine-1 ottenesse le prime immagini ravvicinate di Geographos, un asteroide del tipo EGA, ossia con orbita intersecante quella della Terra. Un vero peccato, solo in parte mitigato dal fatto che, nello stesso momento, J.Ostro e' riuscito a riprendere Geographos con il radar di Goldstone, in California, regalandoci alcune sensazionali immagini nelle quali l'asteroide appare come l'oggetto piu' allungato di tutto il Sistema Solare.

Tutto questo, e molto di piu' (per esempio ci saranno due sezioni completamente nuove, una dedicata alla storia dell'esplorazione dello spazio e un'altra dedicata alle migliori immagini del Telescopio Spaziale Hubble) potranno ammirare i visitatori della 6° edizione della grande mostra del GAT sull'esplorazione dei pianeti. Ribadiamo ancora che la mostra, con la sua impostazione didattica, sembra fatta apposta per essere visitata da studenti e professori di ogni tipo di scuola: anche perche', nella sua impostazione attuale, nulla di simile esiste in Europa.
 


La Segreteria del G.A.T.


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