C'è attesa a Tradate e Provincia per la serata astronomica allestita
dal GAT., Gruppo Astronomico Tradatese per lunedì 3 Maggio, h21
al CineTeatro P.GRASSI di Tradate. In programma una conferenza pubblica
sul tema: STORICO ABBRACCIO TRA VENERE E IL SOLE. Di scena sarà
infatti il fenomeno astronomico più importante degli ultimi decenni,
vale a dire un'incredibile eclisse prodotta, nella mattina di martedì
8 Giugno, dal transito del pianeta Venere sulla parte inferiore del disco
solare. Si tratta di un fenomeno rarissimo e leggendario, che nessun essere
umano vivente ha mai osservato in quanto avvenne l'ultima volta nel 1882,
quindi 122 anni fa. Per parlare dell'attesissimo evento celeste gli Astronomi
Tradatesi hanno invitato a Tradate forse il massimo esperto attualmente
esistente in Italia. Si tratta del modenese Prof. Rodolfo Calanca, autore
di un volume di 400 pagine sulla storia dei transiti di Venere che uscirà
tra un paio di settimane in tutte le librerie. R.Calanca si è occupato
a lungo di progettazione e costruzione di strumentazione astronomica avanzata.
Ha diretto due osservatori astronomici pubblici, svolgendo una quasi trentennale
attività di divulgazione scientifica. Ha condotto programmi di ricerca
di asteroidi, con la scoperta di alcune decine di questi piccoli corpi
celesti. Tra i suoi campi d'interesse, la storia dell'astronomia, in particolare
il periodo tra il XVII ed il XVIII secolo.
Il transito di Venere sul disco solare è un fenomeno assai raro:
dall'invenzione del cannocchiale, quasi quattro secoli fa, si sono avuti
solo cinque transiti: nel 1639, 1761, 1769, 1874 e 1882.
Il 4 Dicembre 1639, Horrocks fu il primo che riuscì ad osservare
un passaggio di Venere sul disco del Sole, mezz'ora prima del tramonto
e poco dopo l'inizio del fenomeno. L'astronomo reale Edmond Halley fu il
primo a comprendere il ruolo che i transiti di Venere avrebbero potuto
coprire nella fondamentale determinazione della distanza Terra-Sole. Egli
suggerì un metodo, che porta il suo nome, per ottenere questa fondamentale
grandezza ed esortò gli astronomi a compiere un grande sforzo collettivo
per seguire il fenomeno nel 1761.
In questo caso, e di nuovo in quello successivo del 1769, le condizioni
di visibilità non furono favorevoli per l'Europa. Furono quindi
organizzate numerose spedizioni in località sperdute del globo,
dalla Siberia alle isole dell'Oceano Indiano. Straordinari e pericolosi
i viaggi di Chappe d'Auteroche, Pingré e Le Gentil dell'Académie
des Sciences di Parigi e di Mason e Dixon della Royal Society. Si racconta
in particolare che l'astronomo Le Gentil, direttore del' Osservatorio di
Parigi, portatosi in India per il transito di Venere del 1761, perse il
fenomeno a causa del cattivo tempo. Quasi disperato per la sfortuna che
gli era capitata, decise di rimanere in India fino al transito successivo
del 1769: peccato che si fosse dimenticato di avvisare parenti e colleghi
in patria, con la conseguenza che, quando finalmente tornò, si trovò
senza moglie (si era risposata nel frattempo) e senza lavoro (il governo
aveva nominato un nuovo direttore per l' Ossrvatorio di Parigi)......
I successivi transiti del 1874 e del 1882 appartengono già all'epoca
moderna. I perfezionamenti della tecnologia ottica, l'invenzione della
fotografia ed i primi passi della spettroscopia solare alimentarono la
speranza di poter finalmente ricavare dai transiti un valore corretto della
distanza Terra-Sole. Tutte le principali nazioni europee ed americane organizzarono
spedizioni scientifiche per l'osservazione. L'Italia, sotto la direzione
di Tacchini, inviò in India un gruppo di astronomi che fecero importanti
osservazioni spettroscopiche durante il transito.
Aggiungiamo che, per questioni di dinamica celeste, si verifica, ogni
circa 120 anni, una coppia di transiti di Venere sul Sole distanziati 7-8
anni. Poi, più nulla per altri 120 anni. I prossimi due transiti
accadranno l'8 giugno 2004 e il 5-6 giugno 2012. Il primo dei due ha la
rilevante particolarità di essere il primo interamente visibile
dall'Europa dai tempi dell'invenzione del cannocchiale.
I principali motivi di interesse che indurranno il grande pubblico
e gli appassionati ad osservarli, saranno, in primo luogo, il puro e semplice
piacere di assistere ad una rarissima congiunzione planetaria alla quale
è legata una parte significativa della storia dell'astronomia. Poi,
l'opportunità che si offre agli astrofili, anche muniti di strumenti
relativamente modesti, di ripetere l'esperimento proposto da Halley nel
1761(misura accuratissima dei tempi di entrata ed uscita di Venere dal
disco solare) e di studiare i diversi aspetti e le varie apparenze dell'atmosfera
venusiana durante i contatti. Attività che potrà essere espletata
impiegando la fotografia classica, digitale o con metodi spettroscopici.
Ma c' è un interesse particolare anche nel mondo accademico: l'osservazione
di transiti di pianeti terrestri sul disco di stelle lontanissime è
l'unico attualmente in grado di farci scoprire corpi come la Terra al di
fuori del Sistema Solare.
Il transito di Venere sul disco solare è un fenomeno assai raro:
dall'invenzione del cannocchiale, quasi quattro secoli fa, si sono avuti
solo cinque transiti: nel 1639, 1761, 1769, 1874 e 1882.
L'affascinante storia dei passaggi di Venere sul Sole ha inizio nel
1629, con l'annuncio di Kepler di un transito che si sarebbe verificato
il 6 dicembre del 1631. La sua previsione non era però favorevole
agli osservatori europei, e i pochissimi che accolsero la sua esortazione
a tenere sotto controllo il Sole quel giorno non videro nulla. Tra questi
Pierre Gassendi, filosofo ed astronomo francese, che, per primo aveva visto,
con grande stupore e meraviglia, solamente il mese precedente, un passaggio
di Mercurio sul Sole, anch'esso trionfalmente annunciato dal grande astronomo
imperiale. Gassendi monitorò il disco solare per alcuni giorni ma
senza successo: il transito si era purtroppo verificato durante la notte
tra il 6 ed il 7 dicembre, con un ritardo di 9 ore rispetto alla previsione
di Kepler.
Nel 1639, Horrocks calcolò le circostanze di un nuovo passaggio
del pianeta, questa volta però non previsto da Kepler, e riuscì
ad osservarlo, mezz'ora prima del tramonto e poco dopo l'inizio del fenomeno,
il 4 dicembre 1639.
L'astronomo reale Edmond Halley fu il primo a comprendere il ruolo
che i transiti di Venere avrebbero potuto coprire nella determinazione
di una delle principali costanti dell'astronomia: la parallasse solare.
Egli suggerì un metodo, che porta il suo nome, per ottenere questa
fondamentale grandezza ed esortò gli astronomi a compiere un grande
sforzo collettivo per seguire il fenomeno nel 1761.
Anche in questo caso, e di nuovo in quello successivo del 1769, le
condizioni di visibilità non furono favorevoli per l'Europa. Furono
quindi organizzate numerose spedizioni in località sperdute del
globo, dalla Siberia alle isole dell'Oceano Indiano. Straordinari e pericolosi
i viaggi di Chappe d'Auteroche, Pingré e Le Gentil dell'Académie
des Sciences di Parigi e di Mason e Dixon della Royal Society.
Nel 1769, in occasione del secondo transito, l'impegno fu ancora maggiore,
con le spedizioni di Cook, Chappe, p. Hell, Le Gentil numerosi altri. Alcuni,
addirittura, vi persero la vita: Charles Green, Chappe, Veron ed altri
ancora.
Nel 1760, il grande astronomo francese Delisle propose un metodo alternativo
a quello di Halley per calcolare la parallasse solare dal transito di Venere,
ma le osservazioni del 1761 e del 1769 mostrarono durante i contatti tra
i bordi del pianeta e del Sole, alcuni fenomeni inattesi, tali da influenzare
negativamente il rilevamento dei tempi delle fasi.
In particolare, la formazione della black drop e la presenza dell'atmosfera
venusiana contribuirono entrambi ad inficiare l'accuratezza delle osservazioni,
rendendo praticamente inutile l'applicazione dei metodi di Halley e di
Delisle.
I successivi transiti del 1874 e del 1882 appartengono già all'epoca
moderna. I perfezionamenti della tecnologia ottica, l'invenzione della
fotografia ed i primi passi della spettroscopia solare alimentarono la
speranza di poter finalmente ricavare dai transiti un valore della parallasse
univoco ed accurato. Tutte le principali nazioni europee ed americane organizzarono
spedizioni scientifiche per l'osservazione. L'Italia, sotto la direzione
di Tacchini, inviò in India un gruppo di astronomi che fecero importanti
osservazioni spettroscopiche durante il transito.
Ma, nonostante gli sforzi profusi nello sviluppo di nuovi strumenti
d'osservazione e di ricerca (eliografi fotografici, elioscopi, spettroscopi,
ecc.), l'incertezza sui tempi dei contatti introdotta ancora una volta
dalla black drop, dall'atmosfera terrestre e venusiana testimoniarono in
modo ormai definitivo, che i transiti venusiani non avrebbero potuto fornire
un metodo sufficientemente accurato per determinare la parallasse solare.
Addirittura, dopo il transito del 1874, la Commissione internazionale istituita
per organizzare il transito del 1882, riunitasi a Parigi (alla quale non
partecipò l'Italia), facendosi portavoce dell'enorme delusione prodotta
tra gli astronomi dagli scadenti risultati fotografici ottenuti durante
il transito, sconsigliò l'impiego della fotografia per quello successivo.
I prossimi due transiti accadranno l'8 giugno 2004 e il 5-6 giugno
2012. Il primo dei due ha la rilevante particolarità di essere il
primo interamente visibile dall'Europa dai tempi dell'invenzione del cannocchiale.
I principali motivi di interesse che indurranno il grande pubblico
e gli appassionati ad osservarli, saranno, in primo luogo, il puro e semplice
piacere di assistere ad una rarissima congiunzione planetaria alla quale
è legata una parte significativa della storia dell'astronomia. Poi,
l'opportunità che si offre agli astrofili, anche muniti di strumenti
relativamente modesti, di impegnarsi in un'attività di ricerca che
potrebbe riguardare l'eventuale formazione della black drop e i diversi
aspetti e le varie apparenze dell'atmosfera venusiana durante i contatti.
Attività che potrà essere espletata impiegando la fotografia
classica, digitale o con metodi spettroscopici.