LA STELLA DI NATALE, TRA REALTA' E LEGGENDA.
Di Cesare Guaita
24 Dicembre 1996
Contrariamente alla tradizione popolare e' quasi da
escludere che si sia trattato di una cometa. Il contributo della
moderna ricerca astronomica alla risoluzione di un 'caso'
davvero molto complicato.
E' Matteo l'unico degli evangelisti che fa cenno ad un
possibile fenomeno celeste che avrebbe guidato i Magi verso
Betlemme. Rileggiamone assieme i brani salienti: "Quando
Gesu' fu nato a Betlemme di Giudea ai tempi del Re Erode,
ecco apparire dall'Oriente a Gerusalemme alcuni Magi, i
quali andavano chiedendo dove fosse nato il Re dei Giudei,
perche'-dicevano- avevano visto la sua stella al suo sorgere
ed erano venuti ad adorarlo..... Allora Erode, accolti
segretamente i Magi,si informo' accuratamente da loro circa
l'epoca in cui la stella era apparsa.... Udito il Re, essi
partirono ed ecco la stella che avevano visto al suo sorgere,
apparve di fronte a loro, finche' si arresto' sul luogo dove
stava il Bambino". Da questo testo emerge subito una prima
costatazione molto importante: Matteo non fa assolutamente
cenno ad una cometa, ma parla di una stella in maniera
assolutamente generica. La trasformazione di questa stella
in cometa risale addirittura al 1301 e il merito va a Giotto:
Giotto infatti osservo' personalmete in quel periodo una
fantastica apparizione della cometa di Halley e,
comprensibilmente, non resistette all'idea di disegnare la
grande cometa sulla scena della nativita' nella Cappella degli
Scrovegni a Padova. Ma dal Vangelo di Matteo ci proviene
una seconda informazione importante: quella secondo cui si
dovette trattare di un fenomeno forse importante ma non
certamente eclatante, ossia perfettamente evidente a
chiunque. In caso contrario anche Erode ne sarebbe stato a
conoscenza e non avrebbe dovuto chiederne informazioni
dettagliate. Ricordiamo che, nell'etimologia greca del
termine, i Magi non erano dei Re ma dei sacerdoti che, alla
corte di Babilonia, erano specializzati nell'osservare il cielo
per trarne presagi favorevoli o sfavorevoli. Da perfetti
conoscitori del cielo quali essi erano, sicuramente si resero
conto che cio' che videro, nel loro viaggio di 800 kilometri da
Babilonia a Betlemme (in Fig. 1 il percorso dei Magi secondo
una ricostruzione dell' astronomo inglese D.Hughes,
dell'Universita' di Sheffield), era qualcosa di importante dal
loro punto di vista di studiosi del cielo, anche se poi, a livello
popolare, poteva passare del tutto inosservato!
Ecco,
dunque, perche' furono i Magi a vedere 'la stella' e non altri:
solo loro erano in grado, come esperti osservatori del cielo,
di apprezzarne le peculiarita'.
Diventa, dunque, molto importante andare alla ricerca di tutti
i possibili fenomeni astronomicamente significativi, avvenuti
in corrispondenza della nascita di Gesu'. Ma, proprio questo
e' un punto molto critico. Lo storico Giuseppe Flavio ci aiuta
non poco perche'riferisce che Erode mori' in un giorno
intermedio tra un'eclisse di Luna visibile a Gerico e la
Pasqua ebraica successiva. Conti alla mano si scopre che
questa eclisse avvenne nella notte tra il 13 e il 14 Marzo
dell'anno 4 avanti Cristo. Allora, essendo Erode morto nella
primavera del 4 a.C. ed essendo stato visitato dai Magi
quando Gesu' era gia' nato, Gesu' deve essere nato come
minimo 4 anni prima di quanto vuole la tradizione. D'altra
parte questa data non puo' essere anticipata oltre il 7 a.C.
perche' questa e' l'anno del censimento voluto da Augusto in
conseguenza del quale -secondo l'evangelista Luca-
Giuseppe a Maria, genitori di Gesu' furono costretti a tornare
nella natia Betlemme.
Quale fenomeno astronomico, dunque, puo' aver attirato
l'attenzione dei Magi tra il 7 e il 4 a.C.? L'ipotesi di una
cometa, se non altro per ragioni di tradizione, e' la prima che
si puo' prendere in considerazione. Ma tra le migliaia di
comete a periodo noto, non se ne conosce alcuna che sia
passata vicino alla Terra attorno al 4 a.C.. La stessa cometa
di Halley, col suo periodo di 76 anni, e' passata nel 12 a.C.,
quindi molto prima della nascita di Gesu'. Sembrerebbe
logico, quindi, escludere che la stella di Natale sia stata una
cometa, a meno che non si sia trattato di una grande cometa
a lunghissimo periodo, passata una volta e mai piu' ritornata.
Un'ipotesi, questa, certamente possibile ma, anche,
estremamente improbabile. Per inciso a questo tipo di
comete appartiene Hale-Bopp, la piu' grande e piu' attesa
cometa di questo secolo: la cometa e' ancora lontanisssima
(raggiungera' il perielio tra Marzo e Aprile) ma gia' ora
presenta un'attivita' eccezionale che l'ha portata a sviluppare
qualcosa come otto code e ad essere gia' visibile ad occhio
nudo.
Un'altra ipotesi sulla stella di Natale fu formulata nientemeno
che da Keplero quando, nel 1604, il famoso astronomo
polacco fu testimone dell'esplosione di una supernova della
quale ci lascio' importantissime osservazioni. Considerando
che l'astro divenne per alcune settimane brillante come
Venere, Keplero penso' che potesse essere quello un
avvenimento molto simile alla stella di Matteo. In assenza di
testimonianze storiche al riguardo, solo recentemente questa
ipotesi ha ripreso consistenza per merito dell'astronomo
canadese A. Morehouse che, analizzando il pulsar PSR
1913+16b ha dedotto che questa stella di neutroni deve
essere il residuo di una supernova esplosa nell'inverno del 4
a.C. nella costellazione dell'Aquila. Contro l'ipotesi della
supernova c'e' comunque una critica di fondo: la durata di
molti mesi del fenomeno osservato dai Magi, che mal si
adatta con la limitata persistenza di una supernova nelle
condizioni di massima luminosita' (da pochi giorni a qualche
setimana). Anche Keplero si era reso conto di questa
difficolta', tanto e' vero che lui stesso fu il primo a ricercare
soluzioni alternative e, forse, ad intuire la verita'. Il fatto e'
che Keplero fu anche testimone, nello stesso periodo, di una
spettacolare congiunzione (leggi: avvicinamento prospettico)
tra Giove e Saturno, avvenuta nella costellazione dei Pesci
alcuni giorni prima del Natale del 1603. Ebbene, facendo dei
conti a ritroso Keplero si rese conto che un simile fenomeno
era avvenuto anche nel 7 a.C. e poteva benissimo aveve
avuto un grande significato simbolico per i Magi. Una
conferma della bonta' di questa ipotesi e' venuta dagli studi
condotti nel 1976 dall'astronomo inglese D. Hughes e piu' di
recente, da alcuni studiosi del JPL, il famoso centro di studi
planetari della NASA. In pratica ci si e' accorti che nel 7 a.C.
l'evento fu rarissimo perche' Giove e Saturno si erano
avvicinati fino a circa 1° , non una ma ben tre volte nella
costellazione dei Pesci, rispettivamente il 29 Maggio, il 29
Settembre e il 4 Dicembre (in Fig. 2 la tripla congiunzione e'
mostrata in una ricostruzione computerizzata).
Congiunzioni
triple tra Giove e Saturno si ripetono ogni 120 anni ma
occorrono circa 800 anni perche' questo si ripeta nella
costellazione dei Pesci! Questo fenomeno sviluppatosi per
un periodo di tempo cosi' lungo da accompagnare i Magi
durante tutto il loro viaggio, sembra davvero l'evento celeste
ideale descritto nel Vangelo di Matteo. In fondo la
costellazione dei Pesci godeva di un significato
assolutamente particolare per gli Ebrei, e la presenza
contemporanea, in quella regione di cielo, di due pianeti
come Giove (simbolo della regalita') e di Saturno (protettore
degli Ebrei) non poteva certo passare inosservata. Siamo di
fronte quindi ad un fenomeno da sempre considerato
mitologico che, grazie alla ricerca astronomica, acquista per
la prima volta basi realistiche.