Dal 1978 Roberta Score si occupa di meteroriti presso il Johnson Space Center (JSC) della NASA ad Houston e, in particolare di meteroriti provenienti dall'Antartide (da 25 anni un autentico paradiso per i cercatori di rocce cosmiche). Dopo alcuni anni di semplice attivita' di laboratorio (suo compito era quello di analizzare rocce cosmiche inviate al JSC da esploratori antartici), decise, nel 1984 di provare lei stessa questa esperienza 'sul campo', Si uni'cosi'al cosiddetto ANSMET (Antartic Search for Meteorites), un team di volontari che effettua ogni anno, in occasione dell'estate australe, regolari spedizioni in Antartide alla ricerca di meteoriti, sotto l'egida della Natinal Space Foundation. " La mia prima spedizione- ricorda- risale appunto al Dicembre 1984 e sara' ben difficile che la possa dimenticare. Da quasi un mese il nostro gruppo di 7 persone lavorava ai piedi delle colline di Allan Hill ed i risultati fino ad allora raggiunti erano stati eccellenti: basti dire che il nostro bottino superava ormai i 100 nuovi esemplari di meteoriti." Ovvio, che in questa situazione un meteorite in piu' o in meno non poteva di certo suscitare particolari entusiasmi. Ma - racconta sempre Roberta Score- lo spettacolo che si apri' ai nostri occhi quel mezzogiorno del 27 Dicembre'84 era davvero speciale: ci trovammo infatti di fronte ad un incredibile sistema di guglie e colline alte alcuni metri che il gelido vento antartico aveva scolpito nel ghiaccio con un processo non dissimile a quanto succede nei deserti di sabbia. Lo spettacolo era tanto affascinante che ci fermammo un'ora ad esplorare la zona: fu in questa occasione che i miei occhi cascarono su una roccia completamente diversa da tutte quelle che avevamo raccolto finora.
Figura 1
Ci fu vita su Marte? L'acceso dibattito che si è aperto con la presunta scoperta dei microorganismi fossili in ALH84001, un meteorite di origine marziana, potrà forse avere una risposta definitiva solo dopo che una navicella automatica riuscirà a riportare a Terra campioni di terreno del pianeta rosso. La Mars Pathfinder, la scorsa estate, è stata l'"apripista", come dice il suo nome, per una serie di missioni che hanno proprio questo obiettivo. Nell'immagine sopra il titolo dell'articolo vediamo il panorama completo di cui la Pathfinder godeva, fotografato dal suo sistema di ripresa stereo. ALH84001 è un meteorite che ha fatto un lungo viaggio: da Marte al polo sud della Terra. La figura 1 mostra ALH84001 come si presentava nel dicembre 1984, al momento del ritrovamento in Antartide. Le dimensioni erano 17x9.5x6.5 cm per un peso di circa 2 kg. Immagine più grande: 36 Kb |
Figura 2
L'interno di ALH84001, dopo che la meteorite marziana venne sezionata al Johnson Space Center della NASA. Un fitto intreccio di fratture attraversa tutta la massa. Immagine più grande: 33 Kb |
Figura 3
L'interno di EETA79001, un'altra famosa meteorite marziana ritrovata in Antartide. Le formazioni scure sono inclusioni di materiale vetroso all'interno delle quali sono state rintracciate bolle di gas identiche, sia nella composizione che nei rapporti isotopici, con quanto riscontrato dalle sonde Viking nell'atmosfera marziana. Immagine più grande: 43 Kb |
Figura 4
Sezione sottile di ALH84001 vista al microscopio. E' evidentissimo il complesso sistema di fratture che ne caratterizzano l'intera massa. I grani scuri indicano la presenza di un tipo di cromite ( un ossido di Ferro e Cromo) ad alto grado di ossidazione, normalmente presente nelle meteoriti basaltiche di provenienza marziana. Immagine più grande: 100 Kb |
Figura 5
(sopra) Il cratere di 11,3x9 Km in Hesperia Planitia (12°S e 243° Ovest) e' uno dei possibili i punti di impatto da cui si sarebbe staccata ALH84001 17 milioni di anni fa . La ricerca, condotta da Nadine Barlow (Universita' dell'Arizona) su 42.283 crateri dell'emisfero sud marziano, ha fornito solo un altro candidato oltre a questo (sotto: zona di Sinus Sabenus, 14°S e 343°,5 Ovest). Immagine più grande: 71 Kb |
Figura 6
Granuli di carbonati all'interno di ALH84001. Il cuore arancione e' costutito da carbonato di Calcio e Manganese. Le cortecce periferiche sono stratificazioni alternate di carbonato di Ferro (Siderite bianca) e carbonato di Magnesio (Magnesite scura). Immagine più grande: 75 Kb |
Come abbiamo accennato ALH 84001 contiene una quantita' media di 1 ppm (parte per milione) di idrocarburi aromatici policiclici (PAH), concentrati soprattutto all'interno delle inclusioni di carbonati.
Figura 7
Spettro di massa dei PHA (idrocarburi aromatici policondensati) scoperti nei carbonati di ALH84001. Dal grafico si osserva che i costituenti principali (peso molecolare fino a 276), caratterizzati da 3-6 anelli senza sostituenti laterali, sono fondamentalmente differenti dai PAH di provenienza umana. Immagine più grande: 26 Kb |
Figura 8
L'andamento con la profondita' della concentrazione del piu' abbondante dei PAH (crisene) rintracciati nei carbonati di ALH 84001. Come si vede i PAH sono assenti nei primi 50 microns di crosta (dove evidentemente sono stati distrutti dall'attrito termico con l'atmosfera terrestre); poi, a dimostrazione che NON si tratta di inquinamento terrestre, la loro concentrazione AUMENTA con la profondita'. Immagine più grande: 31 Kb |
Come abbiamo spiegato, tutti gli indizi dell'esistenza di batteri
marziani
fossili si raggruppano all'interno dei carbonati che riempiono le
fessure
di ALH84001. Diventa quindi di fondamentale importanza decidere se
questi
carbonati si sono depositati ad una temperatura compatibile con lo
sviluppo
di un qualunque tipo di attivita' biologica.
Per cominciare riassumiamo nei dettagli la struttura chmica di queste
formazioni perche' trattasi di qualcosa davvero molto particolare,
forse
unico.
Figura 9
La stratificazione esterna di uno dei granuli di carbonato presenti all'interno di ALH84001. Le bande chiare e scure sono una successione di carbonato di ferro e di magnesio. All' interno di queste bande si concentrano granuli di magnetite (ossido di ferro) e di pirrotite (solfuro di ferro) magnetizzabili. Immagine più grande: 62 Kb |
Figura 10
Granuli di magnetite fotografati al microscopio elettronico all'interno dei carbonati di ALH84001. Secondo il gruppo di D.McKay, la struttura cristallina e la regolarita' delle forme e' simile a quella che si ritrova all'interno di certi batteri terrestri. Immagine più grande: 34 Kb |
Per quanto D.McKay e il suo gruppo abbiano asserito che le osservazioni finora descritte sono piu' che sufficienti per giustificare l'ipotesi dello sviluppo su Marte di forme primordiali di vita, non c'e' dubbio che il documento piu' clamoroso e controverso (in pratica quello che ha fatto il giro di tutte le agenzie di stampa del mondo) e' costituito dalle immagini (ottenute con il SEM, microscopio elettronico a scansione) di possibili batteri fossili all'interno dei carbonati di ALH84001.
Figura 11
Ipotetici batteri fossili marziani fotografati col microscopio elettronico all'interno dei carbonati di ALH84001. Le dimensioni vanno da 10 a 100 nanometri, quindi sono di almeno un ordine di grandezza inferiori ai piu' piccoli batteri terrestri. Immagine più grande: 53 Kb |
Figura 12
Questa immagine al microscopio elettronico e' uno degli esempi piu' interessanti della possibile esistenza di nanobatteri fossili all'interno dei carbonati di ALH84001. La struttura allungata al centro si estende per 200 nanometri ed appare segmentata come se si trattasse di una colonia di molti batteri allineati. Immagine più grande: 58 Kb |
Figura 13a
Cianobatteri fossili terrestri ritrovati da J.W.Schopf nella regione australiana occidentale di Apex e risalenti a 3,5 miliardi di anni fa. Immagine Copyright 1993 Science. Immagine più grande: 61 Kb |
Figura 13b
Cianobatteri fossili terrestri ritrovati da J.W.Schopf nella regione australiana occidentale di Apex e risalenti a 3,5 miliardi di anni fa. Immagine Copyright 1993 Science. Immagine più grande: 74 Kb |
Figura 14
Possibili nanobatteri fossili terrestri ritrovati da R.L. Folk in alcune concrezioni calcitiche del Pleistocene. L'interpretazione batterica di queste forme e' comunque ancora molto controversa. Immagine più grande: 51 Kb |
Figura 15a
I più antichi sedimenti conosciuti al mondo si trovano nell'isola di Akilia (Groenlandia settentrionale). Immagine Copyright 1996 Nature. Immagine più grande: 66 Kb |
Figura 15b
Cristalli di apatite ritrovati nell'isola di Akilia (Groenlandia settentrionale). Ad ingrandimento crescente si osserva come, all'interno di uno di questi granuli di apatite, ci siano delle inclusioni scure di materiale organico che mostrano un netto arricchimento di C12 (carbonio 12) rispetto al C13, tipico di un'attivita' biologica in atto gia' in quel lontano passato. Immagine Copyright 1996 Nature. Immagine più grande: 52 Kb |
Figura 16
Particelle di magnetite a forma di aghetti, simili a nanobatteri. Immagine più grande: 22 Kb |
Figura 17
Istogramma della composizione isotopica dello zolfo in vari campioni terrestri e non terrestri. Immagine più grande: 24 Kb |
INSERTO Batteri marziani o artefatti? Tra dicembre e gennaio la stampa ha riportato la notizia
secondo cui,
entro i globuli di carbonato del famoso meteorite ALH84001 i supposti
batteri
fossili (rivendicati dal team di David McKay della NASA) non sarebbero
altro che artefatti dovuti alla prepara-zione del campione da
sottoporre
all'indagine col microscopio elettronico. Ci sembra quindi giusto
tornare
su questo argomento (che gia' trattammo diffusamente nella lettera
N.73)
per cercare di fare un minimo di chiarezza. Diciamo intanto che a
rinfocolare
la polemica ci ha pensato il gruppo di J.P. Bradley (Georgia Institute
of Technology) con un breve articolo apparso sul numero del 14
Dicembre'97
della rivista NATURE. Per inciso ricordiamo che Bradley e il suo gruppo
erano gia' tra i principali critici dell'ipotesi batterica : per
loro le forme allungate rintracciate da McKay all'interno dei globuli
di
carbonati di ALH84001 non sarebbero altro che 'aghi' di magnetite ivi
formatesi
per deposizione ad alta temperatura. Adesso la critica si e' fatta
ancora
piu' pressante . In pratica il team di J.P. Bradley, con una tecnica di
microscopia elettronica ad alta risoluzione (FE-SEM) analoga a
quella
di D.McKay ha ripreso immagini della superficie di una fessura di
ALH84001 ricca di carbonati, nonche' della superficie dei carbonati
stessi.
Inclinando opportunamente l'angolo di incidenza del pannello di
elettroni
che, nel SEM, colpendo la superficie e venendo riflesso produce le
immagini,
e' risultata chiara la presenza di strutture parallele disposte nella
stessa
direzione della frattura. Ma, per quanto la somiglianza con i
'nanobatteri
fossili' di McKay sia notevole, per Bradley non e' necessaria alcuna
spiegazione
biologica : si tratterebbe invece di lamelle di cristalli di
pirosseno
(la base mineralogica del meteorite) emergenti all'esterno per semplici
ragioni geometriche (la loro inclinazione sarebbe differente da
quella
della superficie di frattura esaminata).
1) Le strutture lamellari di cristalli di pirosseno erano ben noti al gruppo di McKay che ne avevano riprese immagini sia su superficie ricoperta (da strato di Oro\Palladio) sia su superficie NON trattata.Le dimensioni di queste strutture sono pero' INFERIORI di almeno un ordine di grandezza (0,1 µ o meno) rispetto a quelle ritenute di origine batterica (che raggiungono anche gli 0,8 µ). 2) Le lamelle di Bradley sono estremamente regolari e parallele. Invece gli ipotecici nanobatteri di McKay NON sono mai paralleli, spesso sono sovrapposti, qualche volta si trovano isolati, oltre alle forme allungate vi si trovano anche strutture ad S ed ovoidali. 3) La segmentazione NON puo' derivare da una non corretta deposizione di uno strato conduttivo sulla superfice del campione. Lo dimostra-afferma McKay- il fatto che lo stesso tipo di ricopertura leggera (10 µ) non ha apportato nessun artefatto su tutta una serie di campioni lunari usati come riferimento. Lo dimostra, altresi' il fatto che, con il trattamento adottato, NON si riscontrano differenze sostanziali rispetto a superfici non trattate. 4) Ultima, e forse piu' importante osservazione: le lamelle di Bradley sono ASSENTI sui bordi dei granuli di carbonato dove maggiore e' la concentrazione di ipotetici 'nanofossili' (ma, come dicevamo, in questo caso Bradley parla di cristalli di magnetite). La questione dei batteri marziani, come si vede, e' tutt'altro che risolta. Anche perche', proprio mentre Bradlley pubblicava le sue ricerche, McKay pubblicava alcune immagini in cui si osservano frammenti di una pellicola carboniosa all'interno di parecchi granuli di carbonati.E sulla Terra pellicole di questo tipo, denominate BIOFILM, sono secrezioni tipiche del metabolismo batterico....
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