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Europa'99:
Versione completa dell'aticolo apparso sul n° di ottobre'99 de "l'Astronomia". |
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Oltre che in Turchia, dove c'era il gruppo piu' numeroso, il GAT di Tradate ha distribuito osservatori lungo tutta la fascia di totalita': questo ha permesso di neutralizzare gli effetti negativi del cattivo tempo, che si sono fatti sentire quasi dovunque.
di P.Ardizio, G.Bonacina, R.Cogliati e C.Guaita
Sommario: |
L'eclisse dello scorso 11 Agosto sara'
ricordata come quella osservata dal maggior numero di persone (quasi la
meta' della popolazione mondiale) e, soprattutto, come quella maggiormente
propagandata dai mezzi di informazine di massa. Purtroppo, come spesso
succede, questo autentico battage pubblicitario e' rimasto confinato ai
giorni immediatamente precedenti e seguenti il fenomeno, con effetti negativi
non indifferenti a tutti i livelli. Un esempio eclatante e'quello degli
occhialini per osservare le fasi parziali dell'eclisse: era facilissimo
procurarseli alcuni mesi prima del fenomeno (noi stessi, a Tradate, ne
abbiamo distribuito 300 esemplari ai nostri soci) quando, praticamente,
nessuno li voleva. Poi, nei giorni immediatamente precedenti l'eclisse
la corsa agli occhialini (sull'onda della tardiva propaganda di tutta la
stampa) e' diventata addirittura frenetica facendo nascere episodi di autentico
bagarinaggio (a Milano, la mattina dell'11 Agosto c'era gente disposta
ad acquistare occhiali di.... cartapesta a 50.000 lire!). In pratica, i
media hanno finito per trasformare l'eclisse in un autentico fatto di costume
nel quale, inevitabilmente, sono stati soprattutto coinvolti personaggi
che nulla hanno a che fare con il mondo scientifico od astronomico. Gli
Astrologi, naturalmente, sono sempre in prima linea in questi casi soprattutto
per la loro sadica abilita' nel profetizzare sventure di ogni tipo: purtroppo
il catastrofico terremoto avvenuto in Turchia 5 giorni dopo l'eclisse e'
divenuto il loro cavallo di battaglia non solo sui giornali turchi (Nostradamus
avrebbe predetto tutto 700 anni fa!) ma anche sui giornali europei ed italiani.
In Italia, poi, sembra che i maggiori esperti di eclissi siano diventati
i cosiddetti vip (politici, attori cantanti e cosi via) che hanno fatto
a gara per emettere i giudizi piu' qualunquistici ed irritanti che si possa
immaginare. Il tutto a scapito di una corretta informazione scientifica.
Tanto per citare un esempio, uno dei personaggi maggiormente intervistati
e' stato il Primo ministro inglese Blair in vacanza in una tenuta agricola
della Toscana dove l'eclisse, come noto, era visibile solo parzialmente:
e' cosi' capitato che in Inghilterra, dove era possibile (dalla Cornovaglia)
vedere il Sole completamente eclissato, molta stampa locale abbia definito
la scelta dell'Italia del loro primo ministro come 'astronomicamente
incomprensibile'.
Per inciso, in Inghilterra, dell'eclisse in Cornovaglia si era cominciato
a parlare davvero per tempo quando, cinque anni fa, alcune riviste hanno
cominciato ad offrire i primi occhialini. Non a caso, sempre in Inghilterra,
la BBC ha realizzato, il giorno dell'eclisse, uno spettacolare programma
di 4 ore seguito da circa 15 milioni di telespettatori. Si dira' che programmi
analoghi (anche se imparagonabili dal punto di vista scientifico) sono
stati allestiti in fretta e furia anche dalle nostre televisioni. Tutto
questo e' vero, anche se un fatto e' certo: in Italia l'eclisse (essendo
stata intesa come banale evento di costume) si e' estinta nello spazio
di un giorno; al contrario, oltre Manica l'evento ha (giustamente) continuato
a tener banco per una decina di giorni, concludendosi con un esemplare
primo resoconto scientifico presentato al pubblico inglese da mitico Patric
Moore. Un'eclisse totale di Sole, infatti, oltre che spettacolo celeste
di impareggiabile presa emotiva e' anche un'occasione unica per osservazioni
di grande interesse scientifico. Non a caso la I.A.U. (International Asronomical
Union), la NASA e l' ESA hanno lanciato decine di programmi di ricerca
spesse volte collegati ad osservazioni del Sole dallo spazio. Tra queste
ci sembra doveroso far cenno alla grande campagna mondiale lanciata da
D.Noever e R. Koczor (NASA /Marshall Space Flight Center) per cercare di
chiarire una volta per sempre il mistero del cosiddetto effetto Allais.
Il fenomeno fu scoperto da un fisico francese, Maurice Allais che avrebbe
acquistato fama internazionale in un campo completamente diverso dalla
sua originaria estrazione scientifica (vinse infatti il premio Nobel per
l' Economia nel 1988!). In sintesi, durante le eclissi totali di sole del
30 Giugno 1954 e del 22 Ottobre 1959 Allais misuro' (in un modo da tutti
riconosciuto rigorosamente scientifico) un anomalo ed inspiegabile accelerazione
nella velocita' di rotazione apparente del piano di oscillazione di un
pendolo di Foucault che aveva allestito nel suo laboratorio a Parigi. Come
se l'eclisse producesse qualche effetto sul campo gravitazionale generale
del laboratorio! Esperimenti analoghi sono stati condotti negli ultimi
30 anni da almeno una decina di altri ricercatori, ma sempre con risultati
altamente contrastanti. Ecco perche' Noever e Koczor hanno deciso di vederci
chiaro una volta per tutte, coinvolgendo una sessantina grandi pendoli
di Foucault situati in musei naturalistici e molte altre centinaia di pendoli
minori gestiti da astrofili. Per parte loro, i due ricercatori della NASA
hanno condotto, durante le 3,5 ore di durata dell'eclisse misure gravimetriche
con il gravimetro ad alta sensibilita' del loro laboratorio al Marshall
Space Center, uno dei piu' sofisticati mai costruiti. Ci vorranno comunque
mesi, se non anni, per ridurre ed interpretare tutti i dati raccolti.
L'eclise totale dell'11 Agosto 1999 e'
stata la 21° di un gruppo di 77 eclissi identificabili nel cosiddeto
Saros 145.Come noto un Saros e' una serie di eclissi che si ripetono in
maniera similare ogni 18 anni e 11 giorni, in conseguenza della regressione
della linea dei nodi (allineamento Terra-Luna) dell' orbita lunare: piu'
di preciso la linea dei nodi compie una rotazione oraria completa in 18,6
anni il che fa si che, ogni 18 anni l'allineamento Terra-Luna presenta
un ritardo di 11,6° rispetto all'asse Terra-Sole, colmabile dalla Terra
in 10 o 11 giorni (secondo gli anni bisestili). A questo punto Terra, Luna
e Sole si ritrovano nella stessa identica configurazione relativa e si
produce un'eclisse la cui durata e la cui traiettoria sulla superficie
terrestre sono quasi identiche a quella del ciclo precedente. Unica differenza:
una variazione della POSIZIONE sulla superficie terrestre del percorso
del cono dì'ombra della Luna. Normalmente, lungo un Saros, le eclissi
iniziano come parziali in un emisfero della Terra, poi diventano totali,
quindi ridiventano parziali nell'altro emisfero. Nel caso specifico la
prma eclisse del Saros 145 fu debolmente parziale (1%) ed avvenne sul circolo
polare artico il 4 Gennaio 1639. Dopo altre 14 eclissi parziali, la prima
eclisse 'centrale' avvenne il 6 Giugno 1891: si trattava di una anulare
di 6 secondi sulla Siberia orientale e sull'oceano Artico. La PRIMA eclisse
totale (durata 50 secondi) ha attraversato l'Inghilterra e la Scandinavia
il 29 Giugno 1927. Sono seguite altre tre eclissi totali di lunghezza
progressivamente
crescente fino a 2 minuti. L'ULTIMA (prima di quella dell' 11 Agosto'99)
si e' verificata il 31 Luglio 1981 e costituisce un ottimo metro di paragone
perche' avvenuta ad una distanza temporale dal piu' vicino massimo solare
paragonabile a quella dell'11 Agosto scorso (circa due anni DOPO nel caso
del 1980, circa due anni PRIMA nel caso del 1999). L' eclisse del 31 luglio
1980 si ricorda per due record forse imbattibili: il piu' lungo percorso
del cono d'ombra (circa 7.200 Km) e il fatto che si sia sviluppata su un'unica
nazione, la Russia. La massima totalita' si e' verificata sulla Siberia
e questo, a posteriori, ha creato ulteriori utilissime somiglianze con
l'eclisse europea dell' 11 Agosto: entrambe le eclissi sono state infatti
estremamente nuvolose, con una configurazione della corona fortemente influenzata
da condizioni di cielo non perfettamente limpide. Di queste condizioni
non hanno invece risentito le protuberanze cromosferiche, altrettanto
incredibilmente
abbondanti ed evidenti nel 1980 come nel 1999. La 22° eclisse del Saros
145 (ovvero la successiva a quella dell' 11 Agosto) attraversera' gli USA
il 21 Agosto 2017 con una totalita' (gia' attesissima) di 2 minuti e 40
secondi. Seguiranno altre 28 eclissi totali di durata sempre crescente
e di latitudine sempre piu' meridionale. Il massimo di durata si raggiungera'
il 25 Giugno 2522 con 7 minuti e 12 secondi di totalita'. Da questo momento,
per altre sette eclissi totali, la durara comincera' a decrescere fino
a tornare a 2 minuti 49 secondi il 9 Settembre 2648, in occasione dell'ULTIMA
eclisse totale del Saros 145. Poi, per altri 3,5 secoli, si avranno solo
20 eclissi parziali di magnitudine sempre decrescente. Nell'ultima, che
attraversera' il polo Sud il 17 Aprile 3009, il Soe sara' coperto dalla
Luna per meno del 6%. In totale, dunque, il Saros 145 produce 77 eclissi
delle quali 34 parziali, 41 totali, 1 anulare ed una mista, il tutto distribuito
in un periodo di ben 1370,3 anni.
Nella sua globalita' l'eclisse dell'11
Agosto '99 e' iniziata alle 9:30:57 T.U. quando il cono d'ombra della Luna,
largo circa 50 Km, ha toccato l'Oceano Atlantico 300 Km a Sud di Halifax,
in Nuova Scozia. Questo sito e' stato raggiunto da una crocera di 700 persone
partita da New York tre gironi prima sotto la guida di David Levy (uno
dei degli scopritori della famosa cometa che nel luglio 1994 ha colpito
Giove). Lo spettacolo che la spedizione ha potuto gustare all'alba del
giorno dell'eclisse e' stato semplicemente indimenticabile. Il sole infatti,
sorto gia' eclissato per il 95%, e' stato completamente ricoperto dal disco
della luna per 45" quando si trovava a soli 4° sopra l' orizzonte.
Lo stesso Levy ha raccontato che l'apparente dimensione maggiorata del
Sole all'orizzonte ha enormemente amplificato anche l'emozione dell'eclisse,
i cui dettagli piu' spettacolari (protuberanze e anello di diamante) venivano
come moltiplicati dal riflesso nell'acqua del mare! Meno coinvolgente ma
certamente affascinante e' stata anche l'esperienza di coloro che si trovavano
sulla costa orientale degli USA e del Canada: basti dire che il sole e'
sorto a New York eclissato per il 46%, mentre ad Helifax, in Canada il
grado di ricopertura del sole all'alba era del 93%. Per 50 minuti l'eclisse
e' transitata solo sul mare. Poi, alle 10:11 T.U.il cono d'ombra della
Luna, ormai largo 103 Km, ha raggiunto la costa meridionale dell'Inghilterra
e la Cornovaglia dove si e' avuta una totalita' di 2 minuti col sole alto
45°. Sebbene le previsioni climatiche fossero molto incerte (70% in
media d cielo nuvoloso), si sono dati appuntamento in Cornovaglia quasi
tre milioni di persone creando, a detta dei giornali inglesi, uno dei maggiori
ingorghi di trafico della storia del Regno Unito. E bisogna dire che gran
parte di coloro che hanno rischiato hanno avuto ragione: anche se in condizioni
non perfette l'eclisse e' stata un ottimo spettacolo in gran parte della
Cornovaglia.
Noi del GAT d Tradate, considerando che
le statistiche sulla percentuale di cielo nuvoloso elaborate negli ultimi
10 anni dal cosiddetto I.S.C.C.P. (International Satellite Cloud Climatology
Project) facevano previsioni molto pessimistiche per l'Europa occidentale
(50-70% di cielo nuvoloso su Francia, Germania, Austria) e previsioni molto
piu' promettenti per l'Europa orientale (10-30% di nuvolosita' su Ungheria
e Romania, con minimo in Turchia ed Irak) abbiamo deciso di distribuirci
praticamente lungo tutta la fascia continentale di totalita', dalla Francia
alla Turchia: in questo modo era praticamente certo che fortuna e sfortuna
(di tipo metereologico!) si sarebbero mediate permettendo di avere comunque
una documentazione completa del fenomeno. E bisogna ammettere che mai decisione
fu piu' saggia: Francia e Germania hanno infatti fornito risultati sconsolanti
(nuvole o pioggia), l' Austria ci ha fornito risultati in parte positivi
ed in parte negativi, l' Ungheria ci ha permesso di seguire l' eclisse
in condizioni quasi ottimali, in Turchia (dove siamo andati con il viaggio
organizzato da questa rivista) abbiamo rischiato molto ma, alla fine, abbiamo
ottenuto risultati piu' che accettabili.
L' eclisse ha raggiunto la costa francese
della Normandia alle 10:16 T.U., passando, 7 minuti dopo, 30 kilometri
a nord di Parigi (dove si e' avuta una parzialita' del 99%). A Fecomb (punta
Nord-occidentale della Normandia) Federico Manzini ho dovuto letteralmente
rincorrere la totalita' spostandosi all'ultimo momento alla ricerca di
uno squarcio tra le nubi. Ancora piu' rocambolesca l'avventura di Giuseppe
ed Armando Ostinelli. Disperati per la pioggia battente hanno inseguito
in auto la totalita' tra Reims e Metz trovando un buco di cielo sereno
solo quando la totalita' stata gia' iniziando: c'era divieto di sosta,
in quel punto ma, la speranza di una visione almeno fugace del sole nero,
ha finito per convogliare nella stessa zona non solo decine di altri automobilisti
ma anche due pattuglie della polizia stradale teoricamete adibite al controllo
del caotico traffico di quel giorno.
Alle 10:33 T.U.il cono d'ombra della Luna,
largo 109 km e' entrato in Germania a 2520 Km/h passando da Strasburgo,
quindi da Stoccarda alle 10:36 T.U. (totalita' di 2 min17 sec) e da Monaco
alle 10:40 (totalita'di 2min20sec). Il GAT di Tradate era ben rappresentato
in ognuno di questi siti (Luca e Federica Broggi guidavano il primo gruppo,
Paolo Ostinelli il secondo, Stefano Zibetti il terzo). Purtroppo per tutti
c'e'stata la stessa sciagurata sfortuna: pioggia battente al momento della
totalita'! Cio' non toglie che le 600 mila persone raggruppate all'Olimpic
Park di Monaco abbiano comunque provato (la testimonianza e' di Stefano
Zibetti) un'esperienza shockante: quella della perfetta visibilita' dell'ombra
nera della Luna, vista arrivare come un ciclone al di sopra della coltre
nuvolosa prima che su Monaco calasse un buio definito TOTALE.
Rispettivamente alle 10:41 ed alle 10:47
T.U.il cono d'ombra della Luna e' entrato in Austra ed Ungheria, 40 Km
a sud delle ripettive capitali: di conseguenza Vienna e Budapest, come
Parigi, hanno avuto una parzialita' del 99%. Il tempo in Austria e' stato
incerto fino all'ultimo anche se poi le cose sono andate mediamente bene
a Salisburgo, dove la municipalita' aveva preparato addirittura una intera
settimana di manifestazioni collegate all'eclisse. L'incertezza del tempo
ha pero' convinto i due gruppi del GAT di Tradate (quello guidato da Simone
Bolzoni e quello guidato da Antonio Paganoni) a cercare cieli piu' sereni
al confine con l' Ungheria. La decisione e'stata vincente in quanto entrambi
i gruppi hanno potuto seguire l'eclisse in condizioni accettabili (leggi:
solo leggera velatura del cielo). In particolare da Rechnitz, esattamente
sul confine ungherese, Simone Bolzoni e' stato l'unico esponente del GAT
a rischiare foto al fuoco diretto di uno Schmidt-Cassegrain da 2 metri
di focale. Con risultati addirittura sensazionali sulle numerossime protuberanze
e su alcuni sottili dettagli della corona (di cui parleremo).
Figura 6
Una splendida sequenza: si noti la nuvola fantozziana! In basso a sinistra c'è Venere. Autore: Roberto Crippa - GAT Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (44 Kb) |
Figura 7
Le protuberanze. Autore: Roberto Crippa - GAT Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (27 Kb) |
Figura 8
La corona interna. Autore: Roberto Crippa - GAT Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (238 Kb) |
Figura 9
Le protuberanze. Autore: Cesare Guaita - GAT Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (256 Kb) |
Figura 10
Venere e la corona. Autore: Lucia Guaita - GAT Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (11 Kb) |
Figura 11
La corona. Autore: Cesare Guaita - GAT Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (21 Kb) |
Bisogna subito dire che la nostra avventura
in Turchia e' stata molto piu' complicata di quanto si potesse immaginare.
Complice il tempo che da quelle parti, in Agosto era annunciato sistematicamente
sereno ma che e' improvvisamente peggiorato il giorno dell'eclisse (seguendo
una regola che non ha risparmiato, come abbiamo visto, nessuna delle regioni
europee toccate dalla totalita'). A dir la verita' qualche indizio e timore
in proposito ci era gia venuto prima di partire: basti dire che nelle immagini
Meteosat della Turchia che scrutavamo meticolosamente nelle settimane precedenti
era quasi sempre presente, di prima mattina, una densa striscia nuvolosa
che si estendeva dalla costa umida del Mar Nero fino alla fascia di totalita'.
Normalmente queste nuvole tendevano a sciogliersi verso mezzogiorno iniziando
a sfilacciarsi proprio nella zona che noi avevamo scelto per l'osservazione
dell'eclisse. Su tutto il resto della Turchia, invece, il cielo rimaneva
sempre assolutamente sgombro da nuvole. Questo andamento si e' puntualmente
ripetuto la mattina dell' 11 Agosto, trasformando il nostro trasferimento
in pulman verso il luogo scelto per l' osservazione in un autentico....
calvario. Al punto che, presi dal panico, abbiamo anche pensato di spostarci
200 Km piu' a Sud-Est, verso Sivas, dove la quota di 1200 metri faceva
meglio sperare in una schiarita. Quando pero' abbiamo saputo che a Sivas
addirittura pioveva e' stato inevitabile rischiare tutto sul luogo precedentemente
scelto. Decisione azzeccata in quanto, verso mezzogiorno la cappa di nuvole
si e' diradata ed il cielo e' tornato quasi completamete sereno. Per contro
il gruppo di R. Crippa, ha deciso di spostarsi a Zile, ad una cinquantina
di km da Dogantepe, sia per il timore (assai fondato) del cattivo tempo
sia per alcune voci (in realta' prive di fondamento) sul possibile intasamento
delle strade limitrode ad Amasya, dove alcuni esponenti del governo turco
avevano deciso di seguire l'eclisse assieme ad una troupe della CNN americana.
E' curioso far notare le analogie tra
l'eclisse caraibica dello scorso anno ad Antigua e quella che abbiamo seguito
in Turchia l'11 Agosto. In entrambi i casi il tempo era nuvoloso nella
mattinata. Siccome pero' entrambe le eclissi sono iniziate verso le 13
del pomeriggio locale, con totalita' attorno alle 14:30, c'e' stato margine
sufficiente perche' le ore piu' calde della giornata facessero diradare
le nuvole. In altre parole se ad Antigua e in Turchia le eclissi si fossero
verificate in mattinata, saremmo stati spacciati!
Dicevamo, dunque, che il cielo della Turchia
e' tornato quasi completamente sereno al momento dell'eclisse. Questo ci
ha permesso di seguire al meglio tutte le fasi parziali, iniziatesi alle
13:03:28 locali. Poi, alcuni istanti prima della totalita' (14:27:44 locali),
abbiamo davvero sfiorato il dramma: una nuvola bassa (l'unica presente
in un cielo per il resto completamente sgombro!) ha cominciato a dirigersi
minacciosamente verso il Sole. Quando sembrava ormai inevitabile la piu'
grande delle beffe, ecco, imprevisto, un autentico miracolo: attorno al
Sole completamente eclissato si e' come aperto un canale tondo che ha letteralmente
scacciato la diabolica nuvoletta. In pratica il vento di eclisse che 20
minuti prima della totalita' si era messo a spirare in direzione Ovest-Est
alla velocita' costante di 8 km/h (questi dati sono certi e fanno parte
del grosso lavoro sui parametri cliamtici condotto da Piermario Ardizio
e Barbara Boselli) e' riuscito a tener quasi sgombro il disco nero della
Luna per almeno 1,5 minuti. Alla fine pero' la malefica nuvola ha preso
il sopravvento, sovrapponendosi alla corona ed impedendo una nitida visione
degli ultimi, spettacolari istanti di totalita'. Nel complesso dunque,
su 2min10sec di Sole nero che avevamo a disposizione, almeno una trentina
di preziosi secondi sono andati persi ed almeno un'altra trentina sono
stati turbati da un fastidioso velo nuvoloso che ha decisamente compromesso
la pulizia delle immagini della corona. Per il resto invece tutto bene,
soprattutto per quanto riguarda le protuberanze, le incredibili protuberanze
che l'eclisse ci ha regalato.
A priori nulla faceva presagire che la
totalita' dell' 11 Agosto ci avrebbe riservato protuberanze cromosferiche
tra le piu' luminose e numerose che si ricordi. Il disco solare osservato
fuori eclisse mostrava infatti solo tre piccole macchie allineate sotto
l'equatore ed un'altra macchia altrettanto piccola nei pressi del bordo
Est. Che qualcosa di straordinario stava per succedere e' comunque apparso
chiaro gia' alcuni istanti prima della totalita': al centro del bordo sinistro
del Sole, sospesa nel cielo ancora illuminato, si osservava (all'oculare
del telescopio) un frammento di protuberanza rossa apparentemente STACCATO
dalla cromosfera solare. Con il proseguire della totalita' la protuberanza
staccata e' divenuta sempre piu' evidente, allungata er arcuata, al punto
da essere inconfondibilmente presente in ogni fotografia a breve posa:
per questo rimane e rimarra' un po' l'emblema di questa eclisse. Di grosse
protuberanze (singole o ad arco), pero', ce n'erano un po' dappertutto
attorno al disco nero della Luna, regioni polari comprese: le pose fotografiche
piu' brevi (da 1/1000 a 1/60 di secondo) riuscivano ad evidenziarne almeno
una ventina. Una in particolare, quella situata nei pressi del polo sud
e' apparsa estremamente interessante: Simone Bolzoni, in alcune straordinarie
immagini riprese dall' Ungheria al fuoco diretto di un riflettore da 2
metri di focale, ha infatti individuato nella corona immediatamente sovrastante,
delle sottostrutture ad archi concentrici indizio della presenza locale
di una fortissima attivita' magnetica. Strutture coronali di questo tipo
sono rarissime e, per quanto se ne sa, solo in un caso evidenziate con
certezza: a farlo furono L.November ed S. Koutchmy durante l'elaborazione
ad alto contrasto di un'immagine della corona ripresa l'11 luglio 1991
in Messico. Un altro dettaglio molto curioso ed apparentemente inspiegabile
era visibile in posizione diametralmente opposa alla protuberanza staccata:
non si trattava questa volta di materiale cromosferico ma di una luminescenza
sistematicamente presente al di sopra e al di fuori dei numerosi grani
di Baily in entrata. Il dettaglio era evidente in TUTTE le immagini delle
cromosfera, indipendentemente dal luogo di osservazione (Turchia, Ungheria,
Austria): che si tratti del riflesso di un brillamento avvenuto esattamente
sul bordo orientale (destro) del Sole, quindi invisibile da Terra?
Ma, come accennato, uno dei nostri programmi
principali era lo studio dell'orientazione dell'asse magnetico solare rispetto
al suo asse geografico. Questo imponeva un iniziale corretto allineamento
verso Nord dell'asse polare degli strumenti di osservazione (previa inclinazione
dei 40.5° equivalenti alla latitudine locale): l' operazione e' stata
inizialmente condotta in maniera grossolana con una bussola ed e' stata
poi perfezionata pazientemente in maniera manuale (il sistema dello gnomone
apparso cosi' efficace ad Antigua e' stato abbandonato in Turchia per il
semplice fatto che, fino ad un' ora dall'eclisse il cielo era ancora nuvoloso!).
In questo modo (vedi L'Astronomia di Maggio 1998, pag. 33)) avevamo, in
ciascun fotogramma un disco solare con l'asse di rotazione correttamente
inclinato verso sinistra di 18° rispetto alla verticale e rivolto verso
Terra dalla parte del polo Nord. Come spiegammo nel nostro resoconto da
Antigua (vedi sempre L'Astronomia di Maggio 1998) l'asse magnetico del
Sole (perfettamente tracciato nelle sue linee di forza dal plasma coronale)
coincide con il suo asse di rotazione nei periodi di minima attivita' solare
per disassarsene anche di 90° quando il Sole entra in forte attivita':
questo spiega perche' in Messico, nel 1991, le linee di forza del campo
magnetico solare sembravano uscire dal suo bordo EQUATORIALE orientale
mentre ad Antigua, nel 1998, in periodo di minima attivita' solare, le
nostre immagini della corona ci hanno mostrato un campo magnetico solare
quasi coincidente con l'asse di rotazione. Piu' specificatamente, l'asse
magnetico solare sembra ruotare in senso orario con il progredire dell'attivita'
fotosferica invertendo la sua polarita' all'inizio di ogni ciclo undecennale
e riprendendo l'allineamento originale ogni 22 anni: cosi' nel 1976 il
polo Nord magnetico era allineato con il polo Nord geografico mentre nel
1986 risultava coincidere con il polo Sud. Continuando la sua rotazione
l'asse magnetico Nord solare ha attraversato (come gia' ricordato) l'equatore
solare nel 1991 ed e' ritornato coincidente con l'asse geografico Nord
nel 1998 (l'abbiamo verificato con certezza ad Antigua). L' asse magnetico
generale del Sole sembra dunque ruotare di 360° ogni 22 anni: le nostre
osservazioni durante quattro eclissi (Messico 91, Bolivia 94, Thailandia
95 ed Antigua 98) ci hanno comunque indicato che questa rotazione NON e'
costante ma e' molto veloce nei periodi di alta attivita' solare per diventare
quasi impercettibile nei periodi intermedi. Era quindi molto interessante
studiare la corona durante l'eclisse dello scorso 11 Agosto: con l'approssimarsi
del 23° massimo solare, previsto per l'inizio del 2001, c'era da aspettarsi
una situazione magnetica simile a quella del 1991 in Messico (leggi: asse
magnetico prossimo all'equatore del Sole) con l'unica differenza di una
inversione Est-Ovest della polarita'.
In realta' le immagini della corona che
abbiamo realizzato sia in Turchia che sul Lago Balaton con focali tra 800
e 1200 mm e con pose massime di 3 secondi su pellicola da 100 ASA ci lasciano
non poco perplessi: da esse, infatti, e' praticamente impossibile (anche
dopo elaborazione spinta) percepire qualunque indizio relativo alle linee
di forza del campo magnetico generale del Sole. Piu' in generale la corona
e' apparsa perfettamente simmetrica ed omogenea come luminosita', mostrando,
lungo tutta la cironferenza nera della luna una successione continua di
pennachi triangolari mediamente estesi per circa un diametro solare.La
prima impressione e' che sia stata la velatura del cielo a produrre questo
effetto, quindi a cancellare le porzioni di corona piu' deboli ed allungate
verso l'esterno. A conferma di questa ipotesi ci sono alcune immagini di
archivio della corona solare relative alla gia' ricordata eclisse siberiana
del 31 luglio 1981: anche allora le riprese con il cielo velato (la maggioranza)
mostravano una corona tondeggiante, omogenea e povera di dettagli; questi
dettagli, pero', emergevano nelle (poche) imagini riprese in condizioni
di cielo limpido, rivelando un campo magnetico inclinato di circa 40°
rispetto all'asse di rotazione del Sole. A contrastare questa ipotesi ci
sono, pero', alcune immagini realizzate da alcuni di noi (Ardizio, Ferioli)
a La Joya in Peru', durante l'eclisse del 3 Novembre 1994: il cielo era
decisamente velato quel giorno (addirittura, in certi momenti, era possibile
seguire la parzialita' senza filtri) eppure la struttura globale della
corona (campo magnetico polare e lunghi pennacchi equatoriali) era perfettamente
visibile, molto probabilmente a causa del fatto che la componente primaria
dell'emissione luminosa coronale e' fortemente polarizzata. Se dunque una
debole velatura non e' sufficiente a cancellare la struttura effettiva
della corona, bisogna ritenere che quanto abbiamo osservato in Turchia
sia reale, che quindi la corona dell'eclisse europea fosse una successione
uniforme di pennacchi triangolari distribuiti lungo tutta la circonferenza
solare. Una conferma e' venuta dalle ottime immagini riprese in Austria
da Simone Bolzoni e in Ungheria da Alberto Brunati e Lorenzo Comolli grazie
ad alcuni sprazzi di cielo quasi privo di velatura. Anche le immagini riprese
dalla sonda SOHO nello stesso momento dell'eclisse erano eplicative: in
esse la corona interna (immagini in UV dello strumento EIT) mostrava la
scomparsa dei grandi buchi coronali polari tipici del Sole in bassa attivita',
a favore di una configurazione a piccoli buchi coronali distribuiti un
po' ovunque in maniera omogenea; per contro la corona esterna (immagini
coronografiche raccolte dallo strumento LASCO) era caratterizzata da una
serie di lunghissimi pennacchi radiali non localizzati (come nei periodi
di sole quieto) lungo l'equatore solare (ovvero perpendicolari all'asse
magnetico) ma presenti in maniera statistica lungo tutta la circonferenza
solare. Strutture di questo tipo potrebbero sicuramente obliterare le delicate
strutture connesse con il magnetismo solare e sono state spesso riscontrate
nei periodi di alta attivita' (un caso classico e' quello dell'eclisse
del 26 Febbraio 1979 quando un team di studiosi dei Los Alamos Laboratories
ha ottenuto, da bordo di un aereo in volo sopra il Nord Dakota, immagini
coronali caratterizzate da un inviluppo continuo di raggere estese in lunghezza
fino a 12 diametri solari). C'e' a questo punto da chiedersi come mai,
nel luglio 1991 in Messico, con il Sole in piena attivita', la corona mostro'
lunghi pennacchi solo lungo la direzione Nord-Sud lasciando intravedere
in maniera magnifica le linee di forza del campo magnetico quasi adagiate
sull'equatore. La risposta sta forse in un lavoro pubblicato nell'Aprile
1993 sul Journal of Geophysical Research da T.Saito (Universita' di Tohoku)
e J. Akasofu (Universita' dell'Alaska). Furono proprio i lavori pionieristici
di questi due autori negli anni 70 a dimostrare che quando il Sole entra
in maggiore attivita' si creano campi magnetici dipolari superficiali che,
combinandosi con il campo magnetico generale del Sole, inducono una progressiva
rotazione del suo asse magnetico (che giunge ad essere parallelo all'equatore
al massimo del ciclo). Su queste basi un gruppo di ricercatori dell'Universita'
di San Diego usa comunemente un supercomputer per fare simulazioni sulla
configurazione del campo magnetico solare ad ogni eclisse: la previsione,
per l'eclisse dello scorso 11 Agosto era che l'asse magnetico fosse inclinato
di almeno 40° rispetto all'asse di rotazione.
Figura 12
La struttura prevista del campo magnetico Cortesia: Università di S.Diego Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (60 Kb) |
Grazie al piaziente lavoro di Piermario
Ardizio e' dall'eclisse dell'11 luglio 1991 in Messico che stiamo conducendo
accurate misure sulle micro-variazioni climatiche indotte sulla superficie
terretre dal passaggio a grande velocita del freddo cono d'ombra della
Luna. Per quando possa sembrare strano, pochi in passato si sono occupati
di questo affascinate argomento, soprattutto quasi nessuno l'ha fatto in
maniera sistematica in modo da ottenere dati statisticamente significativi.
Unica eccezione quella del fisico svizzero M.Waldmaeier che, assieme a
Susi. E. Weber ha seguito ben 16 eclissi dal 1952 (25 Febbraio) al 1979
(26 Febbraio). Adesso, comunque, anche a livello di I.A.U. (International
Astronomical Union) le cose si stanno muovendo: significativo e' per esempio
il fatto che un grosso programma di coordinazione internazionale dei dati
climatici (sia professionali che amatoriali) sull'eclisse dello scorso
11 Agosto e' stato lanciato dall'Istituto per le Ricerche Ambientali
dell'Universita'
Inglese di Essex in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell'
Atmosfera dell'Universita' Venezuelana di Merida.
In Turchia P.Ardizio e' stato validamente
assistito da Barbara Boselli per una serie completa di misure su Temperatura,
Umidita', Pressione, Luminosita', direzione ed intensita' del vento. Misure
di Temperatura e di vento sono state pure effettuate dal nostro gruppo
portatosi in Ungheria sul Lago Balaton.
Del problema del vento, in Turchia, abbiamo
gia' parlato, spiegando chiaramente che e' stato il vento di eclisse a
salvare la nostra eclisse. Adesso possiamo aggiungere qualche altro dettaglio.
P. Ardizio disponeva di un anemometro in grado di misurare sia la direzione
che la velocita' del vento. Questo per cercare di chiarire alcuni interrogativi
mai risolti dai tempi del Messico. Allora (era l' 11luglio 1991) eravamo
sull'Itsmo di Teuantepec, in una zona dove soffia un vento fortissimo verso
Ovest (tanto e' vero che questa e' l'inclinazione naturale di tutte le
piante di alto fusto di quella regione!). Ebbene, proprio nel momento della
totalita' il vento e' cessato creando in tutti la sensazione (in realta'
non reale) che la gia' torrida temperatura stesse aumentando durante la
totalita'. Completamente diversa la situazione che abbiamo sperimentato
il 3 Novembre 1994 in Bolivia. Qui l'eclisse inizio' di prima mattina con
un regime ventoso che soffiava costantemente in direzione Nord-Sud. Tutto
pero' e' cambiato a cavallo della totalita': il vento e' infatti ruotato
di 90° mettendosi a spirare da Ovest verso Est. Nuova variazione sul
tema ad Antigua, il 26 Febbraio 1998. In quei giorni passava sui Caraibi
una lunga perturbazione (che per poco non ci ha compromesso l'eclisse)
per cui i movimenti delle masse d'aria erano piuttosto variabili sia come
intensita' (5-6 km/h) che come direzione: cio' non toglie che, all' approssimarsi
della totalita', il regime del vento si sia decisamente stabilizzato, disponendosi
esattamente verso Est a 3,5 Km/h. A Dogantepete, in Turchia possiamo dire
di aver ritrovato una situazione molto simile: il vento spirava prima dell'eclisse
in direzioni continuamente variabili a circa 4 km/h; poi, attorno alle
14:26 locali (quindi poshimmi minuti prima della totalita'), la direzione
si e' assestata quasi esattamente da Ovest verso Est e l'intensita' e'
aumentata fino a 8 km/h: in altre parole posiamo dire che il ventodi eclisse
sembra precedere il cono d'ombra della luna di una trentina di km. Alle
14:45, ossia 15 minuti dopo la totalita il regime iniziale di variabilita'
(sia in intensita' che in direzione) si era completamente ripristinato.
A dimostrazione, pero', di quanto influiscano
le condizioni locali su queste delicate misure, le cose sul lago Balaton
sono andate in maniera completamente diversa: si e' avuta infatti, durante
la totalita', la cessazione completa del vento che spirava precedentemente
in direzione Ovest-Est (un qualcosa di analogo, insomma a quanto successo
nel 1991 in Messico).
Visti nella loro globalita' questi dati
adesso ci permettono di trarre una conclusione piuttosto sicura: la totalita'
porta sicuramente con se' uno spostamento verso Est della massa d'aria
attraversata dal cono d'ombra della Luna (Il famoso 'vento di eclisse')
con una unidirezionalita' ed una intensita' fortemente legate alle condizioni
climatiche locali. Cosi, per esempio possiamo dire (a posteriori!) che
abbiamo sicuramente percepito il vento di eclisse sia in Bolivia, sia ad
Antigua, sia, soprattutto, in Turchia. Per quanto riguarda il Messico la
scomparsa del fortissimo vento locale verso Ovest puo' avere una sola spiegazione:
quella di un effetto di bilanciamento prodotto, in direzione opposta, da
un vento di eclisse similmente intenso!
Anche il naturale abbassamento di temperatura
durante la totalita' e' spesso stato soggetto ad interpretazioni o ad impressioni
personali. A tuttora l'unico studio quantitativo esistente e' stato pubblicato
dal gia' citato M.Waldmeier e si basa sull'analisi di ben 16 eclissi. In
pratica Waldmeier ha fatto giustamente notare che il corretto calcolo del
calo di temperatura durante un'eclisse NON puo' prescindere dalla conoscenza
dell'andamento termico giornaliero del sito di osservazione in assenza
dell'eclisse. In mancanza di dati completi gia' la conoscenza dell'escursione
termica media (differenza tra temperatura minima e massima) e' sufficiente:
Waldmeier ha infatti trovato empiricamente che il calo medio della temperatura
durante un eclisse si puo' calcolare a priori moltiplicando l'escursione
termica dell'intera giornata per il coefficiente di 0,37. Abbiamo provveduto
anche noi ad utilizzare questa formula una volta che ci siamo sincerati
(sia grazie alla collaborazione delle nostre guide, sia facendo scorrere
i bollettini metereologici riportati dai giornali locali) che ad Amasya
(la grossa citta' piu' vicina al nostro sito di osservazione) la temperatura
MINIMA e MASSIMA dell'11 Agosto sono state rispettivamente di 19 e 35°C.
Un'escursione termica di 16°C dunque, che moltiplicata per il fattore
0,37 fornisce un abbassamento teorico della temperatura durante l'eclisse
di 5,9°C. Toccava alle misure sperimentali effettuate sul campo smentire
o no questa previsione. Per questo, in Turchia, abbiamo ulteriormente potenziato
il nostro corredo di rilevatori termici: e' stata valutata sia la temperatura
nel suolo (L.Ferioli), in luce solare con una apposita termocoppia (calo
di 3°C da 37,5 a 34,5 °C), sia la temperatura ambiente in aria
(in ombra a mezzo metro dal suolo). Per questa seconda delicata misura
e' stata usata la stessa termocoppia ad alta sensibilita' delle altre spedizioni
(P.Ardizio) ma anche un crono-termometro a risposta veloce (Alberto ed
Antonella Ghiotto) e, per controllo, pure un termo-barometro. E bisogna
dire che che l'andamento della temperatura in aria e' stato molto confortante:
abbiamo infatti misurato un calo di 4,6°C con la termocoppia (da 34°C
a 29,4°C), un calo di 5,8°C con il crono-termometro (da 35,8°C
a 30°C) e un calo di 6°C con il termo-barometro (da 36°C a
30°C). E' interessante far notare come TUTTI gli strumenti concordano
sia sul minimo valore assoluto della temperatura (tra 29,4°C e 30°C)
sia sul fatto che esso e' stato raggiunto 15-20 minuti dopo l'inizio della
totalita'. Per quanto riguarda il calo effettivo di temperatura, la concordanza
con la legge di Waldmeier appare molto buona in due casi su tre (solo la
termocoppia ha fornito un valore in difetto di 1°C). Un calo di temperatura
leggermente maggiore (7°C) e' stato misurato da due strumenti collocati
sul Lago Balaton, in Ungheria: la concordanza con la legge di Wadmeier
si puo' comunque solo ipotizzare, in assenza di informazioni sull'escursione
termica giornaliera globale di quel sito osservativo.
Figura 13
Misure di temperatura. Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (172 Kb) |
Figura 14
Misura di umidità. Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (166 Kb) |
Figura 15
Misura di pressione. Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (112 Kb) |
Figura 16
Misura di luminosità. Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (151 Kb) |
Approfittiamo per fare un'ultima osservazione. Essendosi verificata l'11 Agosto, l'eclisse capitava nel pieno del periodo delle Perseidi: c'era quindi la possibilita', almeno teorica, che una 'lacrima di San Lorenzo' particolarmente luminosa potesse rendersi addirittura visibile durante l'eclisse. In realta' nulla si e' visto nel cielo 'nuvoloso' della totalita' ne' si poteva obiettivamente sperare in un simile colpo di fortuna in una giornata come quella..... Cio' non toglie che le Perseidi '99 un colpo di fortuna tutto particolare ce lo hanno riservato davvero la notte seguente, tra il 12 e il 13 Agosto. Le eclissi di Sole, come si sa, avvengono in Luna nuova e la Luna nuova e' quanto di meglio si richiede per osservare uno sciame di meteore. Nel caso specifico i conti dell' I.M.O (International Meteor Organization) prennunciavano per quest'anno il massimo dell'attivita' delle Perseidi per le 23 T.U. del 12 Agosto, vale a dire per le 2 locali del 13 Agosto in Turchia. Impossibile rinunciare a simile ghiotta possibilita' sotto i cieli di cristallo della Cappadocia (per chi se lo fosse dimenticato, l'unico giorno nuvoloso che abbiamo incontrato in Turchia e' stato quello dell'eclisse...).
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Figura 17-18
Confronto giorno-notte del dromedario di roccia. Clicca sulle immagini per scaricarle a maggiore risoluzione (107 e 140 Kb) |
Figura 19
Il luogo delle osservazioni rivisitato alla luce del giorno. Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (116 Kb) |
Figura 20
Una lumisosa perseide. Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (35 Kb) |
Figura 21
Grafico dell'attività delle perseidi. Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (94 Kb) |
Era nata quasi per caso, ad Antigua, l'idea
di Roberto Cogliati di tentare uno studio delle misteriose 'ombre volanti',
ossia di quelle impalpabili increspature di luce in movimento che gli osservatori
piu' attenti vedono normalente formarsi negli istanti imediatamente precedenti
e seguenti la totalita'di un'eclisse. Questo fenomeno, per la sua aleatorieta',
non solo e' difficile da osservare ma, soprattutto, e' difficilissimo da
fotografare. Le ragioni sono state chiaramente individuate da un team di
ricercatori dell'Universita' della Pensilvania guidati da Laurence Marschall
durante l'eclisse indiana del 16 Ottobre 1980 e l'eclisse siberiana del
31 luglio 1981 (quella, per intenderci che ha preceduto l'eclisse europea
dell'11 Agosto'99 nel Saros 145). In pratica L.Marschall porto' sul luogo
delle eclissi 4 rivelatori fotoelettrici ad altissima sensibilita' (per
cercare di quantizzare il contrasto delle ombre) e li dispose a 20 cm di
distanza l'uno dall'altro (per controllare, dal numero di rivelatori attraversati
dalla stessa ombra, la velocita' e il tempo medio di persistenza di una
singola perturbazione luminosa). Grazie ad un tempo perfetto, il 16 Ottobre
1980 i rivelatori, accesi 20 secondi prima che iniziasse la totalita',
funzionarono in maniera ottimale: le 'ombre volanti', infatti, furono chiaramente
visualizzate sotto forme di minuscole 'seghettature' sovrapposte al segnale
progressivamente in calo per l'approssimarsi della totalita'. Da queste
oscillazioni di luce impresse nella linea di base fu immediato rendersi
conto che il contrasto massimo delle singole bande rispetto alla luce ambiente
arrivava a malapena all' 1-2%. Altrettanto chiaro fu un altro fatto: dalla
ricerca dei sincronismi tra le stesse irregolarita' fotometriche registrate
da piu' di un rivelatore, la velocita' delle 'ombre volanti' e' risultata
piuttosto alta (tra 0,5 e 2 metri/sec). Va pero' aggiunto che, in generale,
la correlazione generale tra i segnali dei vari rivelatori e' risultata
molto scarsa: questo sta ad indicare che, normalmente, la persistenza media
delle 'ombre' e' talmente bassa (0,2 sec!) da impedire alla maggior parte
di percorrere anche la distanza tra due rivelatori contigui. Questi dati,
grazie anche alla collaborazione di molti astrofili, furono fondamentalmente
confermati durante l'eclisse del 31 luglio 1981. E questo nonostante un'
estesa velatura del cielo siberiano che in certi momenti ha completamente
azzerato la percezione visiva delle 'ombre' ma non ne' ha impedito piu'
di tanto la registrazione fotometrica. Tutte queste caratteristiche rendono
le 'ombre volanti' sono uno dei soggetti astronomici piu' difficili da
fotografare. Essendo infatti veloci nei movimenti ed assai labili come
persistenza, sarebbero necessari tempi di posa assai brevi (massimo 1/125
sec) ovvero pellicole ad altissima sensibilita'. D'altra parte la loro
bassissima luminosita' imporrebbe l'uso di pellicole ad alto contrasto,
ovvero di bassa sensibilita'. Ma alta sensibilita' ed alto contrasto sono
normalmente incompatibili sulle normali pellicole: questa e' la ragione
per cui sono davvero una rarita' le documentazioni fotografiche di 'ombre
volanti'. Il primo esempio storico risale all'eclisse che attraverso' gli
USA nord-orientali il 25 Gennaio 1925: ci furono grandi nevicate in quel
periodo e proprio una distesa di neve fresca fu il supporto vincente per
le immagini fotografiche tentate da alcuni astrofili americani. Le migliori
riprese fotografiche di 'ombre volanti' rimangono quelle ottenute durante
un'altra eclisse americana, quella che attraverso' la Carolina del Nord
il 7 Marzo 1970. In quell'occasione il Reverendo Stanley Hastillo immortalo'
lungo una delle pareti di legno della sua casa a Valhalla, una successione
continua di bande scure larghe 2-3 cm, distanziate di 10 cm ed inclinate
di 45°: lo scoop fu reso possibile dall'impiego di una pellicola TRI
X, da tempi di posa di 1/250 sec e dalla stampa dei negativi su una carta
ad altissimo contrasto. Piu' professionali le immagini di Timothy Moore,
un astrofilo di Elizabeth City: egli infatti stese un telo parallelo al
terreno, vi disegno' un disco di un metro di diametro, con una stecca centrale
mobile da posizionare parallelamente alle 'ombre volanti'. Pochi secondi
prima della totalita' T.Moore riusci' ad impressionare le 'ombre' su una
negativo Kodac 2475 e pose di 1/125 sec: dalla posizione dell'asta centrale
mobile fu immediato dedurre che le ombre si spostavano perpendicolarmente
alla loro dimensione maggiore in direzione Est-Ovest. Piu' controversa
e' invece un'altra immagine riprsa durante l'eclisse del 10 luglio 1972
con la stessa tecnica del Rev. Hastillo ma in circostanze del tutto particolari:
le 'ombre volanti' furono questa volta fotografate al di sopra delle ali
di un DC3 con cui alcuni studiosi canadesi stavano inseguendo il cono d'ombra
della Luna.
In realta' un sistema ovvio per bypassare
l'alta velocita' di spostamento (1-2 m/sec) e la brevissima persistenza
(frazioni di secondo) delle 'ombre volanti' volanti ci sarebbe: basterebbe
realizzare delle riprese filmate tramite telecamera. Fino a pochissimi
anni fa, pero', nessuna telecamera commerciale era mai riuscita nell'intento,
causa chiare limitazioni nel contrasto e nella sensibilita'. Adesso invece,
con le telecamere digitali della nuova generazione, le cose sono completamente
cambiate. Proprio questa e' stata l'intuizione di Roberto Cogliati che
ad Antigua, lo scorso 16 Febbraio 1998 aveva realizzato un primo sensazionale
scoop: ombre volanti leggere e fuggevoli sono state infatti sicuramente
registrate sul selciato della nostra postazione osservativa affacciata
alla baia di Nelson. La debolezza dei dettagli (e, forse, la non ottimale
superficie su cui era stata puntata la telecamera) ci avevano pero' impedito
di estrarre dal filmato sia immagini stampabili su carta sia precisi dettagli
tecnici delle 'ombre', indispensabili per tentare di distinguere tra due
possibili meccanismi fisici di formazione. Il primo si rifa a fenomeni
di INTERFERENZA tra percorsi leggermente diversi della luce dell'ultima
falce di Sole, innescata dalle turbolenze atmosferiche (secondo una teoria
pubblicata da L.Codona nel 1987 ed ampiamente illustrata sul numero di
Maggio '98 di questa rivista). Il secondo, piu' tradizionale ed intuitivo,
si rifa semplicemente al concetto di DIFFRAZIONE di Fraunofer dell'ultima,
sottilissima falce di luce solare, considerata all'infinito, per opera
del bordo della Luna. Nel caso dell'uno o dell'altro meccanismo i parametri
fisici delle 'ombre volanti' (spessore, distanza, velocita', direzione,
tempi) sono completamente diversi. Ecco perche', quindi l'esatta misura
SPERIMENTALE di questi parametri assume un'importanza scientifica fondamentale.
Su questo punto ha lavorato Roberto Cogliati in Turchia, usando la stessa
telecamera dell'anno precedente ma ponendo speciale cura alla superficie
sopra cui effettuare le osservazioni. Per evitare inevitabili distorsioni
geometriche, questa volta e' stata scelta una parete CHIARA VERTICALE,
in modo che la telecamera vi potesse essere affacciata perpendicolarmente:
ideale si e' rivelata la fiancata posteriore di uno dei pulman che ci aveva
portato a Dogantepe.
Figura 22
Le ombre volati. Frame tratto dal filmato. Autore: Roberto Cogliati - GAT Clicca sull'immagine per scaricarla a maggiore risoluzione (61 Kb) |