GAT - Gruppo Astronomico Tradatese

Lettera n°76

Il Sole durante l'eclisse del 26 febbraio 1998

Sommario:


Introduzione

La presente lettera e' dedicata, inevitabilmente, ai risultati preliminari della nostra spedizione caraibica ad Antigua per la grande eclisse dello scorso 26 Febbraio. Dopo Messico'91 e Bolivia'94 siamo stati ancora fortunati: il tempo, dopo molti patemi, e' diventato infatti splendido proprio nelle ore pomeridiane a cavallo dell'eclisse!
Ma, archiviata l'eclisse, ci stiamo ormai preparando per un altro avvenimento che e' poco definire di portata storica: verra' a Tradate, per una conferenza pubblica, nientemeno che HALTON ARP (visita la pagina che racconta la vita di Arp, oppure la relazione della conferenza), uno degli scienziati americani piu' famosi e controversi di questo secolo.
Arp sara' a Tradate la sera di lunedi' 18 Maggio per una conferenza nella quale lui stesso ci ha anticipato sensazionali novita' dalle sue ultime ricerche sulla natura dei quasar (sarebbero espulsi da nuclei galattici attivi) e sull'origine dell'Universo. Il nostro sforzo finaziario per regalare a Tradate questa storica serata e' stato enorme. Per questo vogliamo la mobilitazione di tutti i nostri soci (e non): il Cinema NUOVO di Tradate/Abbiate G. (600 posti) deve essere letteralmente stracolmo la sera del 18 Maggio. 


Il Sole durante l'eclisse del 26 febbraio 1998

29 Febbraio'98: alle 9 della mattina sia gia' sulla baia di Nelson, all'estremo sud dell'isola caraibica di Antigua dove era fissato il nostro punto di osservazione.
Effettuato l'allineamento a Nord dell'asse polare degli strumenti (che, contemporaneamente era stato inclinato dei 17° equivalenti alla latitudine locale) avevamo in ciascun fotogramma un disco solare con l'asse di rotazione inclinato di 21° rispetto alla verticale e rivolto verso Terra dalla parte del Polo Sud. Questo che diciamo e' molto importante e deriva dal fatto che l'orbita terrestre giace su un piano differente dal piano dell'equatore solare: per questo motivo l'asse solare appare variare di continuo la sua inclinazione nel corso dell'anno. Piu' di preciso l'asse solare appare verticale il 5 Gennaio e il 7 Luglio (risulto' cosi' assai facile, l'11 luglio 1991 in Messico, accorgersi che il dipolo magnetico tracciato dalla corona era inclinato di oltre 70° rispetto all'asse vero di rotazione del Sole). Per contro il 7 Marzo e l'11 Ottobre l'inclinazione raggiunge il massimo valore orientale ed occidentale (il 3 Novembre ì'94, in Bolivia, l'asse solare era inclinato di 24° in senso antiorario rispetto al Nord geografico). Aggiungiamo che nella prima meta' dell'anno e' visibile il polo Sud Solare, mentre a partire da luglio diviene visibile il polo Nord.
Per lo studio della posizione ed intensita' del campo magnetico generale del Sole e' essenziale, dunque, tenere in considerazione tutta una serie di normali parametri geometrici. Inoltre e' la condizione magnetica
del Sole nel momento dell'eclisse a determinare le configurazioni della cromosfera (leggi: protuberanze rosse), ed i sottili dettagli della corona. Da questo punto di vista, ad Antigua, e' bastato dare un'occhiata al Sole prima che cominciasse l'eclisse per rendersi conto che l'attivita' era estremamente ridotta: erano presenti due soli gruppi dipolari di (piccole) macchie, uno a Nord ed uno a Sud dell'equatore. Nessun gruppo era invece presente sul bordo Est od Ovest: un vero peccato che il grosso gruppo di macchie della settimana precedente fosse ormai tramontato. Insomma, in questa situazione c'era da aspettarsi che le eventuali protuberanze fossero esigue in numero ma, soprattutto, in dimensioni. In effetti la previsione si e' rivelata quasi azzeccata: sull'ampio arco (circa 100°) di cromosfera rossa perfettamente visibile pochi istanti prima della totalita' le protuberanze erano piuttosto numerose (ne abbiamo contato una decina nelle nostre immagini migliori) anche se veramente minuscole. Unica eccezione una lingua rossa ad uncino di 30.000 Km che e' rimasta visibile per tutta la totalita'. Per contro, la corteccia cromosferica in uscita era praticamente 'piatta'.
Per quanto riguarda invece la corona vera e propria, ne abbiamo realizzato ottime immagini con una tecnica ormai ben sperimentata: reflex al fuoco diretto di un telescopio con focale di 1 metro (f/10), pellicola da 200 ASA (ma con quella trasparenza la 100 ASA sarebbe stato piu' che sufficiente) e pose in salita da 1/1000 a 2 secondi prima in salita e poi in discesa. Nelle pose piu' brevii (da 1/8 ad 1/30 sec) le strutture del dipolo magnetico coronale sono meravigliosamente dettagliate sia al Nord che al Sud. Nelle pose piu' lunghe (fino a 2 sec) i baffi equatoriali non superavano i due diametri solari: come noto queste strutture costituiscono il cosiddetto NEUTRAL SHEET, ossia la regione in cui si accostano, senza toccarsi, le linee di forza dei due emisferi magnetici opposti del Sole.
Figura 1 
Elaborazione della somma di due immagini riprese alle 14.32. Elaborazione con gradiente rotazionale di 4°  effettuata da Lorenzo Comolli tramite QMiPS32 v.1.8. Imagini riprese dal dott. Cesare Guaita. 
Se vuoi vedere la sequenza completa delle immagini riprese durante l'eclisse, visita la pagina dell'eclisse del 26 febbraio 1998. Sono disponibili 16 immagini e un filmato. 
Immagine più grande: 38 Kb 
Le immagini migliori sono state digitalizzate e poi sommate elettronicamente. Questa (non) semplice operazione ha permesso a Lorenzo Comolli di ottenere un primo netto incremento dei delicatissimi contrasti originali. Poi, le stesse immagini, sottoposte all'algoritmo di Larson e Sekanina si sono quasi per magia trasformate, mostrando le strutture del dipolo magnetico solare in maniera quasi tridimensionale. Potenza dei moderni sistemi di elaborazione delle immagini che ci hanno permesso questa volta, molto meglio che in Bolivia, di calcolare il disassamento attuale dell'asse magnetico solare rispetto all'asse di rotazione. In Messico, nel 1991, l'asse magnetico era quasi adagiato sull'equatore del Sole. Adesso, a distanza di 6,5 anni possiamo stimare che il disassamento netto si e' ridotto a meno di 10°. L'effetto e
vistoso ma ben noto: l'asse magnetico del Sole, infatti,non e' fisso ma ruota in sincronia col procedere del ciclo solare.
Oltre che digitalizzare immagini tradizionali, R. Crippa ha ottenuto sensazionali immagini digitali direttamente con un CCD applicato ad un teleobiettivo da 400 mm. Un primo esempio dell'elaborazione di queste immagini viene riportato alla fine di questa lettera nella rubrica CCD News.
 


Ombre volanti in diretta!

Roberto Cogliati con la sua telecamera nuova di zecca e' riuscito a realizzare uno scoop sensazionale: ha infatti filmato (forse per la prima volta al mondo!) le misteriose e impalpabili OMBRE VOLANTI che spesso accompagnano le eclissi ma che nessuno riesce mai a documentare oggettivamente. Nel filmato si distingue una serie di increspature parallele larghe 2-3cm e separate di una decina di cm, che si formano e si dileguano continuamente, spostandosi a circa 0,5 metri/sec. Inizialmente sono deboli e confuse. Quando, pero', mancano pochi secondi alla totalita' e la luce ambiente si va velocemente attenuando, le 'ombre' appaiono molto meglio organizzate, la loro distanza diminuisce e la loro visibilita' migliora improvvisamente. Chiaro che, ad Antigua, si devono essere accumulate parecchie circostanze nel contempo favorevoli. Ecco una prima indagine in proposito.
L'unica foto nota di ombre volanti risale alla lontana eclisse del 7 Marzo 1970. In quell'occasione il Rev. S.E.Hastillo riprese con una pellicola TRI X e con pose di 1/250sec la parete di legno della sua casa in Nord Carolina per poi stampare i relativi negativi su carta ad altissimo contrasto: come risultato, tutta la parete apparve solcata da bande scure larghe 2-3 cm, distanziate 10-15 cm e inclinate di 45° rispetto alla verticale. Si arriva quindi all'eclisse indiana del 16 Febbraio 1980 (appartenente allo stesso Saros 130 dell'eclisse di Antigua), quando un gruppo di ricercatori dell'Universita' della Pensylvania guidati da L.Marchall realizzarono, delle ombre volanti, la prima registrazione fotoelettrica raccogliendo i segnali di 4 rivelatori fotoelettrici ultrasensibili disposti disposti a 20 cm di distanza ed accesi per 8 secondi a partire da 20 secondi prima della totalita': in queste condizioni fu possibile finalmente quantizzare sia l'intensita' delle singole bande (2% rispetto alla luce ambiente) sia la loro persistenza media (circa 1/2 sec, ovvero un tempo insufficiente all'attraversamento di due rivelatori successivi).
Figura 2 
La misura fotometrica delle ombre volanti effettuata da L.Marchall. 
Immagine più grande: 22 Kb 
 
Figura 3 
La teoria di L.Codona per la formazione delle ombre volanti. 
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L'unica trattazione teorica completa del fneomeno fu pubblicata su Astronomy and Astrophysics solo nel 1987 da L Codona, un giovane ricercatore che a quei tempi, presso i Bell Telephone laboratories, stava costruendo una teoria matematica relativa alla propagazione dei fenomeni ondosi in una mezzo turbolento. Codona approccio' il problema delle 'ombre volanti' partendo da un'osservazione sperimentale fondamentale (e, fino ad allora in parte trascurata): quella secondo cui il fenomeno sembrava verificarsi piu' facilmente con maggiore era la turbolenza atmosferico e/o con minore ra l'altezza nel cielo del Sole eclissato. Piu' speci-ficamente Codona ebbe l'intuizione che alla base delle ombre volanti ci fosse il passaggio della luce dell'ultima falce solare visibile attraverso (a causa delle turbolenze incontrate) piu' percorsi leggermente diversi prima di arrivare al suolo. Ecco allora che due raggi possono raggiungere il suolo leggermente sfasati in frequenza, con la conseguente formazione di bande di interferenza chare e scure. Siccome il processo e' dinamico (la Luna si muove, le turbolenze atmosferiche cambiano di continuo)) queste bande di inteferenza non sono statiche ma in continuo movimento: per questo vengono chiamate 'ombre volanti'. Abbiamo filmato dunque le ombre volanti ad Antigua perche', verosimilmente, sul percorso dell'eclisse, l'atmosfera doveva essere particolarmente turbolenta. Le prove, dirette ed indirette, sono molteplici. Una di esse era l'incertezza stessa del clima che, causa una veloce perturbazione sui Caraibi, per poco non ci giocava il peggiore degli scherzi...Una testimonianza reale e' invece stata il controllo sistematico della pressione allestito da P.Ardizio nell'ambito di una serie di esperimenti iniziatosi gia' nel lontano luglio 1991 in Messico. Di questo e degli altri esperimenti metereologici parleremo piu' dettagliatamente tra poco. Per adesso ci basta ricordare che, indipendentemente dall'effetto dell'eclisse, la pressione (1004 millibar alle 13 locali) e' stata uno dei parametri che piu' ha continuato ad ascillare durante il pomeriggio del 26 Febbraio ad Antigua..


Clima ed eclisse

Grazie al paziente lavoro di P.Ardizio e' dall'eclisse dell'11 luglio'91 in Messico che ci stiamo accorgendo come il passaggio del cono d'ombra della luna sulla superficie terrestre produce un microclima complesso e bizzarro.Cominciamo con le misure di temperatura sulle quali le opinioni tra un osservatore e l'altro sono sempre molto discordanti. Sia in Messico nel luglio 91 che in Bolivia nel Novembre'94, con un'apposita termocoppia tenuta in ombra a mezzo metro dal suolo era stato misurato un calo massimo di temperatura di circa 2-3°C. Queste misure rimangono inconfutabili ma, forse, il contributo effettivo dell'eclisse venne inficiato da condizioni locali di fortissimo vento.
Figura 3 
Grafico della temperatura dell'aria.  
Immagine più grande: 40 Kb 
 
Figura 4 
Grafico della temperatura del suolo.  
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Ad Antigua, invece con un vento non superiore ai 5,5 Km/h, l'influenza sulle misure termiche deve considerarsi minima. Sta di fatto che, questa volta, abbiamo effettuato due tipi di rilevazioni: una in ombra a mezzo metro dal suolo ed una al suolo in luce solare. I risultati sconfessano le mostre misure precedenti: pochi minuti dopo la totalita' abbiamo di fatto misurato un abbassamento massimo in ombra di 5,8°C (da 31,2°C a 25,4°C) ed un abbassamento in luce solare addirittura di 8,3°C (da 39,9° a 31,6°C).
Questo netto abbassamento di temperatura trova pieno conforto nelle misure di umidita'% e pressione.
Figura 5 
Grafico dell'umidità %.  
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Figura 6 
Grafico della pressione.  
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Prima che l'eclisse cominciasse l'umidita' era molto bassa (attorno al 50%). Poi, con il procedere dell'eclisse l'umidita' e' progressivamente salita fino al 76%, per poi ridiscendere dopo la totalita'.
Molto interessante, dal nostro punto di vista, anche l'andamento della pressione. Ne abbiamo gia' menzionato le continue oscillazioni legate alla turbolenza atmosferica. Qui vogliamo aggingere che, per la prima volta, abbiamo la prova che la pressione ha 'sentito' in maniera chiara la totalita': lo dimostra la diminuzione progressiva di ben 5 millibar (da 10004 a 999) con successiva risalita alla fine della totalita'.
Ma la misura ambientale piu' 'coinvolgente' di un'eclisse rimane l'abbassamenrto globale della luminosita' ambiente. Come gia' in Messico, P.Ardizio ha utilizzato per questa misura un pannello solare di 60 cmq con uscita in Volt. In effetti l'eclisse messicana ci sembro' piuttosto chiara: il calo di luminosita', infatti, non ando' oltre l'80% (il doppio della Luna piena). Allora attribuimmo questo fatto alla eccezionale estensione della corona del Sole in forte attivita'. Ad Antigua, con il Sole in fase di minimo, ci aspettavamo di conseguenza un'eclisse molto piu' scura. In realta', l'eclisse caraibica non e' stata molto buia. Fatte infatti alcune opportune tarature, la risposta del nostro strumento si e' fissata ancora una volta su un calo di luminosita' di quasi l'80%.
Figura 7 
Grafico della luminosità ambientale.  
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 Siamo dunque costretti ad ammettere (in via del tutto preliminare in quanto disponiamo di due sole misure a confronto) che un abbassamento di luce di circa l'80% sia tipico di qualunque eclisse e sia per esempio collegato alla sempre notevole luminosita' della corona interna.
Come si vede, dunque, dopo l'osservazione di tre eclissi, i problemi aperti rimangono parecchi Siamo pero' fiduciosi di poterli risolvere nei prossimi anni. Ci siamo infatti imposti un programma di indagine decennale che, iniziatosi nel 1991 in Messico (col Sole in periodo di massima attivita), proseguira' con l'eclisse europea dell' 11 Agosto 1999: allora il Sole sara' tornato in buona attivita' e noi potremo dire di aver coperto quasi un intero ciclo di attivita' solare, quindi di aver raccolto dati di sicura rilevanza statistica.


CCD News
 
Figura 8 
Gradiente rotazionale di 1°. Altri dati tecnici nel testo. 
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Figura 9 
Gradiente rotazionale di 10°. Altri dati tecnici nel testo. 
Immagine più grande: 36 Kb 
Avevamo già provato in Bolivia nel 1996, dove avevamo portato un CCD Sbig ST6 a 3100 mt. di quota; ad esso era applicato un teleobiettico Olympus da 135 mm. di focale: le immagini risultanti erano, allora, le prime mai ottenute con un CCD durante una totalità e definivano la corona interna meglio di quanto fosse possibile con la comune pellicola fotografica. Avevamo però visto che c' erano alcuni problemi da rimuovere per ottenere il massimo dettaglio da questo tipo di ripresa durante le eclissi successive.
I miglioramenti che dovevamo perseguire nell' attrezzatura dovevano essere indirizzati ad una ricerca di un otturatore più rapido e preciso, all' uso di un chip con l' antiblooming, con pixel più piccoli e quadrati, ed una elettronica a più basso rumore; la nostra scelta per questa eclisse è così caduta su una camera HiSIS22 che è equipaggiata da un chip Kodak KAF400 ed un otturatore Uniblitz capace di raggiugere pose di un millesimo di secondo.
La messa a fuoco, fattore molto importante per la buona riuscita delle immagini, va determinata almeno in una delle notti osservative prima del giorno dell' eclisse. Non sempre è esattamente equivalente a quella per il Sole; questo è dovuto a molti fattori tra i quali il trasporto, la distanza del sole (differente da quelle delle stelle), la temperatura diurna che dilata diversamente i materiali.
L' osservazione delle quattro eclissi, di cui abbiamo detto, ci ha permesso di fare uno studio sulle modalità del cambiamento di posizione dell' asse magnetico generale del Sole: abbiamo costatato come ci sia stata una rotazione oraria molto veloce del polo Nord magnetico dal 1991 al 1994 che si è poi rallentata per stazionare attorno al polo Nord geografico solare per alcuni anni.
Il sistema operativo che avevamo previsto per la ripresa della fase di totalità con il CCD era composto da: La scelta di questi tempi di integrazione è stata azzeccata: dove c' erano protuberanze e la corona interna era più luminosa, l' immagine è risultata saturata con l' esposizione di 1/100! Per fortuna il nostro timore ci aveva fatto pensare anche all' esposizione 10 volte inferiore: con questa tutto è perfetto e nessun pixel è saturato.
L' immagine originale è qui a lato e mostra solo qualche dettaglio in più di quelli che vi sono nelle fotografie: l' elaborazione ha però permesso di scoprire una miriade di piccoli filamenti e di formazioni coronali che seguono l' andamento del campo magnetico del Sole.
In sede di elaborazione abbiamo agito con tre differenti metodi, ma l' applicazione del gradiente rotazionale di Larson-Sekanina ha dato i migliori risultati per aumento di contrasto e per visibilità dei più minuti dettagli. La difficoltà maggiore è forse stata il trovare il centro del Sole, ovvero il punto attorno a cui applicare la rotazione richiesta da questo algoritmo. Dell' immagine migliore, abbiamo poi montato in filmato i gradienti con rotazioni successive da 1 a 25 gradi: la sua osservazione è letteralmente affascinante; è possibile studiarvi le parti ed i dettagli più sottili, poi, man mano, le caratteristiche più larghe e più diffuse della corona: ne avete un assaggio nelle immagini che corredano questo articolo.


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